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Archive for agosto 2011

…e a me sembra che tu abbia vissuto la tua vita 
come una candela al vento 
che non sapeva mai a chi aggrapparsi 
quando cominciava a piovere.

Elton John, da “Candle in the wind”.

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A Ferragosto il governo, richiamato dall’Europa, aveva presentato una manovra economica.

Scopriamo adesso che era tutto uno scherzo.

Dopo aver trascorso un Ferragosto con l’enigmistica finanziaria, scoprendo che ci sarebbe stato un “contributo di solidarietà”, che gli enti locali avrebbero avuto meno soldi, che le feste laiche scomparivano dalla settimana per ricomparire di domenica, che sarebbero state soppresse alcune province, che la casta però rimaneva tale, ora sappiamo che di scherzo ferragostiano trattavasi.

Che dire infatti di una manovra completamente stravolta, in cui, come nel “gioco delle tre carte”, spariscono gli assi portanti?

Mentre aspettiamo di leggere nel dettaglio la nuova  e attesa pièce, dal titolo: “Manovra 3, la vendetta”, veniamo a sapere che ormai non valgono più per la pensione gli anni universitari e del servizio militare. Et voilà, les jeux sont fait!

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Non ci credevo, eppure è successo. Ha ragione Coelho quando afferma che, se poni la giusta domanda all’universo, presto la risposta arriva. A me è arrivata prestissimo, e inaspettata. Come le cose belle belle.

Vi ricordate la mia ricerca estiva di pista delle biglie sulle spiagge (post del 24/8), ricerca peraltro infruttuosa?

La risposta ieri. In spiaggia, persa in un libro con delitto, non mi accorgevo del mondo circostante, soprattutto di quanto potesse avvenire alle mie spalle. Voltandomi, rimango a bocca aperta come solo di fronte alla meraviglia degli eventi magici. Davanti alla mia sdraio aveva preso forma una pista delle biglie! Riprendendomi dallo stupore iniziale, vedo che un bambino, che identifico poi con “Joseph-4 anni-autonomo e creativo”, stava completando la sua pista. Già, sua perché si era ingegnato a tracciarla con il suo zoccoletto di gomma Crocs vista l’indisponibilità di chiunque a trascinare il suo lato B per disegnarla. Quando mi sono accorta della magia, Joseph stava perfezionando la sua creazione, ma lo stabilimento balneare stava purtroppo per chiudere. Solo la tranquilla voce di sua mamma lo ha convinto a ricominciare il giorno dopo portando anche le biglie colorate. E Joseph, guardandola di sotto in su dai suoi occhialetti, ha accettato il compromesso, controllando però che il bagnino non abbattesse la sua opera ingegneristica.

Ringrazio Joseph, futuro ingegnere, di avermi inconsapevolmente regalato una tesserina coloratissima del mio mosaico di ricordi. Augurando a lui di disegnare simili piste sul fondo del suo cuore, diventando esse le fondamenta stabili delle sue prossime e adulte costruzioni.

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Il 28 agosto 1963 Marthin Luther King teneva a Washington il suo famoso discorso “I have a dream” sull’uguaglianza tra bianchi e neri.

Dopo 45 anni esatti, il 28 agosto 2008, I Democratici nominarono Barack Obama primo candidato afroamericano alla Casa Bianca.

E il 28 agosto 2011 l’inaugurazione, da parte del Presidente Obama, del monumento al Reverendo sul Mall di Washington, la famosa spianata davanti alla Casa Bianca, cerimonia rinviata per l’arrivo dell’uragano Irene.

La statua di granito (9,30 metri), “La pietra della speranza”, ritraente il leader dei diritti civili che fissa l’orizzonte, è stata posizionata tra il memoriale di Abraham Lincoln, quello a Franklin Delano Roosevelt, quello di Thomas Jefferson e l’obelisco a Washington. Vi si accede passando davanti a due blocchi più bassi, “La montagna della disperazione”.  Che è poi il senso del passaggio iniziale del discorso di King, il più giovane Premio Nobel per la pace della storia, a soli trentacinque anni: “Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’ Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Cinque anni dopo “I have a dream”, il 4 aprile 1968, il mondo si svegliò in un incubo: Marthin Luther King era stato assassinato.


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Il bikini

BIKINI: Costume a due pezzi inventato dal sarto francese Louis Réard a Parigi nel 1946.

Deve il suo nome all’atollo di Bikini nelle Isole Marshall, in cui gli Stati Uniti conducevano test nucleari: Réard riteneva che l’introduzione del nuovo tipo di costume avrebbe avuto effetti esplosivi e dirompenti.

Nel 1958 Brigitte Bardot nel film “E Dio creò la donna” contribuì a sdoganare il bikini, creando un fenomeno di costume.

Altre dive del cinema, da Jane Mansfield a Rita Hayworth, da Marylin Monroe a Sophia Loren, resero l’audace due pezzi l’oggetto del desiderio maschile e femminile di intere generazioni. Il fotogramma in cui un’esplosiva  Ursula Andress in bikini, nei panni della Bond girl Honey Ryder, esce dal mare in “Agente 007 – Licenza di uccidere” (1962) è entrata ormai nell’immaginario collettivo. Facendo dimenticare definitivamente l’origine geografica del bikini.


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Mai visto svolgere tanti compiti delle vacanze come in questa estate. Ovunque un proliferare di quaderni, libri, grammatiche, esercizi.

E persone impegnate a riempire pagine su pagine, arrovellandosi sul passato remoto di un verbo irregolare piuttosto che sull’infinito di certe equazioni. Per non parlare delle schede libro, che stanno diventando il business del futuro.

Ho detto persone, non studenti. Perché il paradosso dei compiti delle vacanze è che essi sono diventati “i compiti delle vacanze” per i genitori. E te ne accorgi non solo dalla compilazione adulta, ma dal linguaggio usato per raccontare i famigerati compiti.

Infatti in un tempo giurassico si diceva: “Oggi mio figlio, prima di scendere in spiaggia, ha finalmente fatto tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti del figlio svogliato. Poi il tempo si trasforma diventando moderno, e qualche anno fa la frase era cambiata in: “Oggi io e mio figlio, prima di scendere in spiaggia, abbiamo fatto, meno male, tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti dei troppi compiti. Adesso, che il tempo è supersonico, e come dicono gli studenti “ci stai troppo dentro”, la frase è: “Oggi, prima di scendere in spiaggia, ho dovuto fare tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti del docente.

Potenza delle frasi twitter, se la spiaggia e i compiti sono rimasti, è sparito un figlio, uno studente a cui sono stati assegnati i compiti. E la persona da terza singolare è diventata, passando attraverso un plurale, una prima singolare.

Oggi sono i genitori a svolgere i compiti delle vacanze, e forse noi docenti dovremmo infine prenderne atto. Ho indagato e chiesto le ragioni di tale fatica genitoriale al posto dei figli, e la risposta più frequente è stata: “Così perdiamo meno tempo, e poi mio figlio non ha voglia”.

Già, tempo e voglia. Che sono poi tra gli ingredienti base per cucinare, lentamente e con metodica cura, la propria vita. Ma quest’estate anche “Robinson Crusoe” e tutta la sua lenta fatica è stato letto (forse) da un genitore. Sottraendo così al figlio l’occasione di un vero viaggio. Di una vacanza speciale.

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Arancia infuocata, la terra

"Arance" di Fernando Botero

A somiglianza tua,
a tua immagine,
arancia,
si fece il mondo:
rotondo il sole, circondato
per spaccarsi di fuoco:
la notte costellò con zagare
la sua rotta e la sua nave.
Così fu e così fummo,
oh terra,
scoprendoti,
pianeta arancione.
Siamo i raggi di una sola ruota
divisi
come lingotti d’oro
e raggiungiamo con treni e con fiumi
l’insolita unità dell’arancia.

Pablo Neruda, da “Ode all’arancia”

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Da tempo cerco le mitiche piste per biglie. Con scarso esito. Quest’anno addirittura nullo.

Non un lembo di spiaggia con quelle curve che avevano per ampiezza e profondità il lato B di chi si prestava, gambe all’aria, ad essere trascinato sulla sabbia, e per forma la fantasia di chi trascinava.

Quando la fine del percorso, a discrezione dell'”artista”, si congiungeva con l’inizio, la pista era pronta, e non restava che rendere la stessa colorata con le biglie-palline. Ciascuno possedeva il suo “bolide”, con annesso metodo di “guida” e astuzie per superare l’avversario.

Ma che fine hanno fatto quelle meravigliose piste?

Mi sono interrogata sulle ragioni del loro estinguersi, perché, a parte qualche isolato nostalgico o qualche concorso amarcord, le piste sono state proprio ritirate nel cassetto dei ricordi.

Sarà che la sabbia non è più quella di un tempo, ma terra compressa poco adatta all’uopo. Sarà che i bambini sono ormai organizzati/intruppati in una serie di giochi da spiaggia, con casette e animatore compreso. Sarà che con il clima torrido trovare volontari per ustionare il proprio lato B sulla sabbia per un banale circuito da biglie fa ridere persino il ragazzino più ingenuo e timido.

Sarà che gli adulti , quelli che a noi insegnavano questi giochi fatti di niente, non ci sono più. E gli adulti di adesso, cioè  noi, siamo già pieni di tutto, ma forse più pronti a niente.

PS: Se qualche “viaggiatore” di espress451 avvistasse su qualche spiaggia le mitiche piste segnali l’evento. Per far prendere aria alla nostra memoria.

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La Libia sembra vivere l’alba di un nuovo giorno.

Tripoli è ormai nelle mani nei ribelli, anche se la sorte di Gheddafi resta un mistero.

Ma il segnale forte è il cambio di nome della “Piazza Verde” di Tripoli, simbolo del regime del Colonnello, già ribattezzata dagli stessi ribelli “Piazza  dei Martiri”.

Forse il miglior augurio per il popolo libico è quello fatto dall’ex numero due di Gheddafi, Abdel Salem Jalloud, intervistato l’altra sera da Lucia Annunziata per Rai Tre: “Dovete preservare la vostra storia e il vostro onore”.

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Surf da leoni

SURF: Voce inglese dal significato di “Spuma del mare” e “Navigare”, originariamente dall’hawaiiano  “he’e nalu”, “scivolare sulle onde”. Indica lo sport acquatico consistente nel “cavalcare” le onde utilizzando una tavola da surf, planando lungo la parete dell’onda restando in piedi sulla tavola.

E’ il capitano James Cook il primo a descriverci il surf, raccontando le imprese dei polinesiani che, a cavallo delle onde a bordo di surf di legno rudimentali, gli apparivano gioiosi nel farsi trasportare dalle onde.

Il surfista che ha vinto più titoli e competizioni in assoluto è Kelly Slater, che nel 2010 ha firmato per la decima volta la vittoria del campionato mondiale professionisti all’età di 38 anni. Famosa la sua frase sulla “dipendenza” da surf: « È fatta, una volta che sei un surfista, è fatta. Sei entrato nel giro. È come entrare a far parte di una banda o qualcosa del genere. Una volta dentro, non puoi più uscirne ».

Celebre la filmografia sulle acrobazie dei surfisti, da “Un mercoledì da leoni”, a “Point Break”, a “La grande onda”. Come dimenticare il finale di quel “grande mercoledì” di mareggiata che rende definitivamente adulto il protagonista? Il passaggio della sua “tavola” ad un ragazzo più giovane rende Matt un vero “leone”, più di qualsiasi salto sull’onda.

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