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Archive for the ‘Riflessione’ Category

Mattina speciale di scuola.

Cioè, ogni mattina di scuola è speciale. Ma a volte accade che entri prepotente in classe “il giallo dei limoni”. E allora siamo proprio nel “miracolo montaliano”. Un po’ metafisica, un po’ cuore. Tenuti insieme dalle connessioni.

È successo qualche giorno fa. Volendo procedere con un percorso sulle città, antiche e futuribili, orizzontali e verticali, decido di inserire lo “straordinario” con Venezia, arte e acqua in un racconto unico. E scelgo di condividere con la “mia” classe prima liceale (due dozzine di “bimbe” e “bimbi” di pensiero e bellezza in crescita) il poetico documentario “Molecole” di Andrea Segre, che consiglio a tutti per riconnettersi coi ricordi e il silenzio e il fluire di un tempo più lento e liquido.

In connessione speciale tra di noi, abbiamo sfiorato il senso del Tutto e del Bello, con un battito cardiaco che fotogramma dopo fotogramma decelerava e un respiro che si faceva più pieno. E al termine ci è stato sufficiente guardarci, rimanendo in silenzio.

E la lezione/ connessione /mattina si è fatta speciale. Tra noi “molecole”.

Ps: ciliegina sulla torta, una foto sulla “città sensoriale” che mi giunge in mail al pomeriggio dal mio studente occhi-azzurri-curiosi-del-mondo Angelo (di nome e di fatto), per condividere il senso, ancora una volta pieno, oltre le lezioni cattedratiche, dello scambio intorno al sapere, che è sale, cioè sapore…

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Samantha French, “Just below”

Io adoro l’acqua. Forse perché adoro il mare. O sarà viceversa?

Con tale dubbio acquatico prendo fiato e scendo leggera verso il blu.

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Jacques Henri Lartigue, “Florette” – Monte Carlo Beach 1958

Questo scatto, meraviglioso, del fotografo Jacques-Henry Lartigue, racconta che la vita è acqua.

A partire dal mare da cui arriviamo, per giungere all’acqua dolce a cui agogniamo. Al fine di ricomporre il nostro interno liquido puzzle.

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Quanto bene fa il bagno di mare!

Una cascata azzurra di endorfine a mondarci dal buio del mondo…

Ricordando le nostre salse e minime origini.

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L’incontro con Pelagia Noctiluca Luminosa, la medusa viola del mar Ligure, è avvenuto col sole allo zenith. Quindi non ho potuto apprezzarne la luminosità notturna.

In compenso ho potuto usufruire dei suoi cangianti colori violetti, ammalianti e abbaglianti come solo Medusa. Un incantamento marino che mi ha reso prossima ad Ulisse e alle Sirene.

Ma non avendo io marinai ad accudire la mia vicinanza a quei velenosi tentacoli ho faticato alquanto per allontanarmi incolume da quella mitica e bellissima visione, che la corrente spingeva sempre più intorno alla mia curiosità. Terrestre e fallace.

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10 agosto, notte di San Lorenzo. Notte di stelle cadenti, in realtà detriti incandescenti di cometa, e di desideri.

Così le meteore Perseidi fanno sognare l’uomo. Occhi puntati al cielo, sguardo in ascolto profondo di sé.

Teneri tentativi umani di riconnessione cosmica.

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Josep Moncada, “Donne in acqua”

Il “buon naufragio” prevede per l’umano, dopo l’esperienza letargica dello spiaggiare, l’ingresso dinamico e grato nell’acqua salsa.

Esperienza ogni volta unica perché mitica e rigenerante. Di risalita alle origini del Tutto. Scendendo verso i pesci che siamo stati.

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“Il naufragio” di Moses Levy (Tunisi, 1885 – Viareggio, 1968)

Di solito si spiaggia, come una balena, arrivando dal mare. E per la creatura marina non è buona cosa, essendo l’onda che ha dietro sè il proprio elemento naturale.

C’è poi un altro spiaggiare. L’arrivo umano da terra verso l’ultima lingua di suolo antistante l’elemento acqueo salino. Lasciandosi alle proprie spalle, per una manciata di giorni, le onde quotidiane e straordinarie delle private e pubbliche tempeste di terra.

Si tratta del buon naufragio.

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Fazzoletto di Elena Braghieri per Massimo Alba

Il mare senza fine steso al vento.

Un incongruente abbigliamento,

solo all’apparenza senza senso.

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Nei giorni (che poi erano notti) più cupi e chiusi e stretti del lockdown, tra le immagini a cui riandavo per bere spazio e libertà e benessere c’era il mio acquario.

La boccia in cui sono solita immergermi nei giorni torridi del calendario, nel mare piccolo delle mie estati belle, quelle in cui il passo adolescenziale appena intravedeva sullo sfondo, sfocato, lo scollinamento adulto.

Aver ritrovato tutto in ordine, pesci e fondo e trasparenza, quell’acquario senza pareti, è stata gioia pura. Come l’abbraccio infine sciolto con l’amico di sempre. Senza alcuna restrizione né timore né remora. Solo gioia. Con le occhiate, grandi e piccole, a circondarmi a frotte. Equoreo benvenuto.

Ps: e poi la sorpresa. Ho seguito, nel mondo di sotto, un improvviso bagliore argenteo, ritrovandomi in un banco di grossi pesci, che pinneggiavano con forza seguendo una precisa direzione. Accogliendomi come parte del gruppo. Fintanto almeno che le branchie mie lo hanno permesso.

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