Le notizie si sono susseguite: “è morto”, “è stato ucciso”, “è stato giustiziato”.
Per un nuovo inizio sarebbe stato auspicabile un regolare processo. Ma la Storia, sulle ultime ore dei dittatori, ci racconta quasi sempre lo stesso copione.
Avevano ragione gli antichi a sostenere che di fronte alla morte, di chiunque, anche del peggior carnefice, se è rimasta in chi sopravvive un’ombra di umanità, non può che esserci pietas e silenzio.
Un pensiero è comunque doveroso per le migliaia di vittime del regime del colonnello Gheddafi. E’ anche nel loro sacrificio che da oggi il popolo libico si risveglia con un progetto possibile di libertà, convivenza pacifica e ricostruzione.