Mai visto svolgere tanti compiti delle vacanze come in questa estate. Ovunque un proliferare di quaderni, libri, grammatiche, esercizi.
E persone impegnate a riempire pagine su pagine, arrovellandosi sul passato remoto di un verbo irregolare piuttosto che sull’infinito di certe equazioni. Per non parlare delle schede libro, che stanno diventando il business del futuro.
Ho detto persone, non studenti. Perché il paradosso dei compiti delle vacanze è che essi sono diventati “i compiti delle vacanze” per i genitori. E te ne accorgi non solo dalla compilazione adulta, ma dal linguaggio usato per raccontare i famigerati compiti.
Infatti in un tempo giurassico si diceva: “Oggi mio figlio, prima di scendere in spiaggia, ha finalmente fatto tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti del figlio svogliato. Poi il tempo si trasforma diventando moderno, e qualche anno fa la frase era cambiata in: “Oggi io e mio figlio, prima di scendere in spiaggia, abbiamo fatto, meno male, tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti dei troppi compiti. Adesso, che il tempo è supersonico, e come dicono gli studenti “ci stai troppo dentro”, la frase è: “Oggi, prima di scendere in spiaggia, ho dovuto fare tre pagine di compiti delle vacanze”, con fastidio genitoriale nei confronti del docente.
Potenza delle frasi twitter, se la spiaggia e i compiti sono rimasti, è sparito un figlio, uno studente a cui sono stati assegnati i compiti. E la persona da terza singolare è diventata, passando attraverso un plurale, una prima singolare.
Oggi sono i genitori a svolgere i compiti delle vacanze, e forse noi docenti dovremmo infine prenderne atto. Ho indagato e chiesto le ragioni di tale fatica genitoriale al posto dei figli, e la risposta più frequente è stata: “Così perdiamo meno tempo, e poi mio figlio non ha voglia”.
Già, tempo e voglia. Che sono poi tra gli ingredienti base per cucinare, lentamente e con metodica cura, la propria vita. Ma quest’estate anche “Robinson Crusoe” e tutta la sua lenta fatica è stato letto (forse) da un genitore. Sottraendo così al figlio l’occasione di un vero viaggio. Di una vacanza speciale.