Paul Auster, uno dei miei scrittori bussola.
Per la sua scrittura, incisiva come un bisturi, per le sue storie, tra scelte e caso e destino. Un gigante della letteratura, uno dei maggiori rappresentanti del postmodernismo. Che congedandosi dal mondo secolare ci lascia un patrimonio fulgido di parole, con quel suo modo particolare di raccontare.
Lo scrittore di Brooklyn divenne famoso con la “Trilogia di New York”. La solitudine, il caso e la Grande Mela. Con un incipit famoso: “Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all’apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui.”
A seguire numerose altre storie, tra cui il celebre “4 3 2 1”, intorno alle possibili vite di una persona, attraverso la porta girevole della fanciullezza, da Auster definita “un’età malleabile in cui ogni scultura di sé è ancora possibile”.
E poi riflessioni profondissime intorno a quanto siamo (“Notizie dall’interno”) o sui cambiamenti del nostro corpo (“Diario d’inverno”).
Continuo a pensarlo nella sua casa di Brooklyn, schivo e solitario, intento a scrivere una storia. Come diceva lui, “scrivere è come vivere all’interno di un sogno e cercare di capirne il significato“.
Sarà difficile fare a meno dei tuoi “sogni”, Paul Auster. Ma grazie per averli condivisi.