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Archive for the ‘Ricetta’ Category

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A gentile richiesta, la ricetta. Non di un singolo piatto, ma di un modo per godere dei piatti. La merenda cenoira. Quella merenda che viene apparecchiata nell’ora del crepuscolo, con pochi ingredienti ma due necessari, amicizia e intimità.

Un bicchiere di vino, un tagliere con qualche formaggio, volendo anche salume, tovaglia a quadretti, e piacere lento, da assaporare con le lancette quasi ferme. A ricordarci che l’autentica merenda è “cosa meritata”.

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E’ scandalosamente buona. In poche parole e pochi ingredienti.

Focaccia e stracchino si abbracciano a dismisura.

In un matrimonio perfettamente riuscito.

Forse perché respira profumo di mare.

Con la ridente Recco, testimone a vigilare.

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Tempo di travestimenti, di fole e di chiacchiere… Già, ma è Carnevale!

E a Carnevale si sa, o son bugie o son frittelle.

Dato che delle prime siamo satolli, l’invito è per le seconde.

E se di mela la frittella, golosa la vuoi e anche bella, rotolar deve nella pastella, prima di friggere in padella.

Le filastrocche si sa son per bambini, noi consoliamoci con i pasticcini.

Solo il giovedì può farsi “grasso”, e questo è segno di contrappasso.

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Baked potatoes alla Dickens

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Chiamate anche Jacket potatoes, ovvero patate con la “giacchetta”, la buccia. Quelle che noi chiamiamo al cartoccio o al forno.

Charles Dickens lo definiva tipico cibo da pub, come quelli da lui frequentati, The Spaniards Inn del 1585, immortalato nel libro “Il Circolo Pickwick”, e Ye Olde Chesire Cheese ricostruito nel 1667 su fondamenta del XIII secolo, vetri piombati e luce fioca come raccontato dallo scrittore nel romanzo “Una storia tra due città”.

E allora cominciamo a cucinare con Charles…

A fare atmosfera luci basse e un forno già caldo in attesa delle patate lavate e bucherellate. Poi entriamo per 45 minuti in uno dei romanzi di Dickens, camminando per le strade della sua Londra buia e nebbiosa, scorgendo da un vicolo un ragazzino, forse Oliver…

Ma il dovere/piacere ci chiama. E poiché le “patate in giacchetta” vanno gustate caldissime, i movimenti successivi sono rapidi: tolte dal forno le patate vanno incise a metà e rese golose con burro salato. Se è momento di golosità aggiungete una punta di formaggio, cheddar se volete stare ancora un po’ in compagnia di Dickens…

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Periodo di zucche. Di ogni genere. Da chi sembra non capire alla carrozza di Cenerentola.

Per Halloween la nostra testolina va alla zucca mantovana, alla gialla mammouth, alla moscata di provenza.

Protagonista assoluto è il colore arancione, che tinge anche il risotto se la zucca scende grattugiata in padella.

E se volete che crema sia, dolce ma in sapidità, un tocco di gorgonzola nella mantecatura.

Nel giorno del “dolcetto o scherzetto” è bello esagerare con una vera zucca quale piatto di portata.

Fantasticando così di avere Arcimboldo tra i commensali.

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Il colore è davvero elegante, ogni volta mi affascina.  Tra il blu e il viola. Ed è la sfumatura a raccontare la provenienza.

La sua buccia lucida rispecchia l’umore del cuoco. Così nasce la ricetta, grigliata, parmigiana, funghetta.

Ma è alla Norma belliniana che le melanzane esprimono le loro note più alte. Con la ricotta che scende a pioggia sul piatto, intonando “Casta Diva”.

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D’incanto il cromatismo d’effetto. Tutto naturale.

L’arancio è colore vitaminico, energetico, luminoso.

Il rosso rosato screziato di bianco rientra nella gamma dei colori caldi, tramonto di sole.

Che forse è il momento ottimale per centellinare le due cromie insieme.

Gustosa tavolozza di gourmet.

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Sapore di festa la griglia in compagnia.

La carne da ricercare con cura meticolosa, il barbecue da preparare con riti maniacali, aromi e oli da spennellare.

E poi la brace, cioè fumo che avvolge salsicce, costine, braciole, verdure e commensali.

Con l’atmosfera tutta affumicata, appetitosa, gioiosa.

Un giorno d’estate. Che sa di cose fino in fondo gustate.

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Patate e fagiolini fanno da tappezzeria.

Le trofie sono le reginette della festa.

Ma è solo lui che può creare la giusta atmosfera.

Odoroso, gustoso, godurioso. Il pesto.

Assaporandolo senti quanto il sole abbia baciato quelle foglie di basilico che adesso fanno titillare il tuo palato.

Anche quello interiore.

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Sono l’essenza della delicatezza. Amano infatti essere sfiorati più che toccati.

Un solo gesto fuori misura può compromettere la loro integrità.

Ma sono le fiamme che portano tatuate addosso a raccontare il loro destino.

Che è fatto di morbidi tuffi in pastella color pastello.

Che poi diventano tuffi arditi e acrobatici nell’olio bollente.

Per planare infine su carte assorbenti, dove il loro riposo sarà breve.

Perché è il gusto di croc leggero a completare il loro magico ciclo vitale.

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