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Posts Tagged ‘mare’

Premesso che da giorni in tanti si ha il mare scuro e luttuoso di Cutro in testa e nel cuore.

Premesso che ogni parola a riguardo sembra insufficiente e irrispettosa.

Premesso che la presenza silenziosa (vedi Presidente Mattarella) è spesso l’unico modo per esserci davvero.

Premesso che ciascuno è libero di esprimersi (senza fastidiare gli altri), anche per festeggiare il proprio genetliaco.

Una semplice domanda. Era proprio necessario, nei giorni dolorosi di Cutro, esercitarsi in un karaoke social di privato compleanno, da rappresentante (con carica pubblica che non va a riposo, né serale né festivo) delle istituzioni?

Less is more. Affinché a “cantare” siano intelligenza ed eleganza. Almeno in certe occasioni.

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L’attenzione è sempre selettiva, quindi spesso migrante.

Annegare a centro metri dalla riva sembra poco fatale. Ci sarà da comprendere. Nel frattempo riflettiamo e preghiamo. A testa bassa (con un po’ di vergogna).

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Ettore Sottsass, “Guardo il mare”

Guardo il mare, anche quando non è.

Per lampi, con gli occhi tuoi che / di quel sale antico sapevano. / Per scaglie, con gli occhi forse miei / di quell’azzurro lontano lontano.

Setaccio acqua e luce per mappare / subliminali tracce di te… Ecco, / sei frammento, visione, presenza, / e dono, sogno, bagliore, essenza.

Poi sei nuovamente assenza…

A papà Sergio

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Samantha French, “Just below”

Io adoro l’acqua. Forse perché adoro il mare. O sarà viceversa?

Con tale dubbio acquatico prendo fiato e scendo leggera verso il blu.

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Buona pausa

La “pausa”, dal greco paûsis “rallento, mi fermo”, contempla in sé una sosta da quanto solitamente si fa. Seppur breve, è necessaria.

Quindi, buona pausa. Ovunque sia.

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Tempo di cabine… Già, ma quali?

Data la bollente stagione estiva non c’è dubbio si pensi a quelle balneari. In cui cambiarsi d’abito, mettendosi a nudo per tuffarsi in mare…

Ma data la strana stagione politica il pensiero va a quelle elettorali. In cui chiudersi a meditare, per poi agire senza farsi male…

Ps: e dire che ci sono anche le cabine armadio, telefoniche, elettriche…

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Immagine tratta dalla copertina del libro “La cronologia dell’acqua” di Lidia Yuknavitch

In questi giorni di pausa mi è accaduto di cadere in un acquario.

Come “Alice nel paese delle meraviglie” sono sprofondata tra azzurro silenzio e luci soffuse nell’acqua salsa.

E poi, improvviso, l’incantamento: acciughe e occhiate a circondarmi in una danza vorticosa e voluttuosa, tale da farmi sentire, per qualche manciata di secondi, parte del Tutto.

Con i pesci a trasformarsi in Cappellai Matti e Bianconigli intenti a sottrarmi dal tempo umano a nastro per immettermi in quello epifanico a bolla.

Riuscendoci pienamente. Per qualche magica manciata di secondi.

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Jacques Henri Lartigue, “Florette” – Monte Carlo Beach 1958

Questo scatto, meraviglioso, del fotografo Jacques-Henry Lartigue, racconta che la vita è acqua.

A partire dal mare da cui arriviamo, per giungere all’acqua dolce a cui agogniamo. Al fine di ricomporre il nostro interno liquido puzzle.

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Anche ora che non è più terreno, non posso che pensarlo così Raffaele La Capria, nell’azzurro dei suoi amori infiniti: la moglie Ilaria (Occhini) che lui definiva il premio più bello della sua vita, e l’isola di Capri il cui nome diceva iscritto quasi per magia nel suo.

Quanto devo al mio scrittore-guida Raffaele La Capria…

Mi ha folgorata con la luminosità e la fugacità della “bella giornata“, “un’immagine primaria” e precaria, di “ossessiva ineffabilità”.

Mi ha condotta, attraverso la sua amata isola azzurra, nella verticalità dei fondali, metaforici e reali, dove il mondo è acqua e trasparenza e gioia (“Nuoti e senti l’azzurro-verde-turchese nelle infinite sue vibrazioni, lo senti risuonare dentro come una scala musicale“).

Mi ha insegnato a riconoscere lo “stile dell’anatra“, in apparenza semplice e leggero sulla superficie dell’acqua, in realtà frutto di un intenso zampettare nella profondità, perché è quello che “non si lascia trasportare dalla corrente”. 

Mi ha incantato associando la letteratura all’arte del tuffo, che per essere bello deve essere eseguito “senza sforzo, e se lo sforzo c’è, non deve apparire” (ancora l’acqua, ancora l’anatra…).

Mi ha reso consapevole, attraverso “La lezione del canarino” (quella forte suggestione provata da bambino quando un cardellino si posò sulla sua spalla, suscitando in lui il desiderio di ricreare le emozioni attraverso la scrittura), di quella urgenza, provata fin da piccola, di scrivere intorno a quanto vedevo/provavo.

Mi ha regalato pagine dense di scrittura azzurra. Per la sua innata capacità di introspezione nei sentimenti e negli eventi, con uno sguardo “altro” e parole alate, come solo i Poeti.

Che tristezza e che fatica doversi accomiatare… Ero sempre in attesa di un suo nuovo scritto, anche solo un pensiero, perché era visione, chiara seppur in controluce, del mondo. A consolarmi le sue parole per tutti noi, a cui attingere per riconoscere, anche a posteriori, “la bella giornata”. Grazie Dudù.

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Quanto bene fa il bagno di mare!

Una cascata azzurra di endorfine a mondarci dal buio del mondo…

Ricordando le nostre salse e minime origini.

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