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Posts Tagged ‘piacere’

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A gentile richiesta, la ricetta. Non di un singolo piatto, ma di un modo per godere dei piatti. La merenda cenoira. Quella merenda che viene apparecchiata nell’ora del crepuscolo, con pochi ingredienti ma due necessari, amicizia e intimità.

Un bicchiere di vino, un tagliere con qualche formaggio, volendo anche salume, tovaglia a quadretti, e piacere lento, da assaporare con le lancette quasi ferme. A ricordarci che l’autentica merenda è “cosa meritata”.

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Fragole e panna, ovvero gola, goduria, piacere.

Condotti all’infinito.

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La prima sorsata di birra.
E’ l’unica che conta. Comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza. Come sembra lunga, la prima sorsata. La beviamo subito, con avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, né troppa né poca che è l’ avvio ideale; il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all’infinito… Intanto, gia lo sappiamo. Abbiamo preso il meglio. Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po’ sul sottobicchiere di materiale assorbente. Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo. Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito.

Philippe Delerm, da “La Prima Sorsata di Birra e altri Piccoli Piaceri della Vita”.

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Le intuisco, odorandole, già da lontano. Come un cane da caldarroste. E’ il profumo di fuoco a segnalarmi la loro presenza.

Avvicinandomi all’oggetto del desiderio, è il loro crepitìo di camino ad affascinarmi.

Quando poi entrano nel mio campo visivo mi incanto di fronte a quel punto di marrone che si snerva fino a fendersi, arrendendosi, per mostrare il suo contenuto giallo zafferano.

Quello è il momento in cui toglierle dal fuoco, avvolgerle in un panno caldo e quasi immediatamente scaldarsi le mani con una di loro, diventando così giocolieri di se stessi nel togliere la buccia evitando di bruciarsi.

Dipende poi dalla gola e dal suo grado di peccato l’attimo in cui decidiamo di avvicinarci a lei, tentando di addentarla, soffiandola, e poi infine gustando la croccantezza di quella farinosa delizia del bosco. Che piacere antico, e pur sempre nuovo…

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