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Posts Tagged ‘consapevolezza’

A volte la felicità, oltre ad essere una piccola cosa, è rivedersi felici.

Magari in una foto, in cui si era bambini, e spensieratamente leggeri e felici. Senza averne consapevolezza. Che c’è mentre si riguarda quella foto nel presente. E per brevi istanti, pur non ricordando, attraverso insondabili vasi comunicanti si è nuovamente felici. Dell’esserlo stati. Grati a chi tanto ci ha permesso.

A me succede con una foto di montagna in cui, due anni e tanti punti di domanda, sono in braccio a mio papà e sono felice. Chissà cosa scatenò quel mio sorriso pieno. Comunque, a rivedere quel mio stato, in modo misterioso io sorrido nuovamente. Grata al mio papà di aver reso eterno un momento di grazia.

Frammento affettuoso a cui sometimes ritorno. Per ricordarmi quale mondo mi girava intorno…

A papà Sergio e a quel tempo azzurro

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Once upon a time c’era la fotografia. Per documentare luoghi, eventi, ritratti. Per fermare l’attimo fuggente. Per evidenziare un punto di vista.

In this time si fotografa proprio tutto, dal cibo a se stessi. Riversandolo poi, come un infinito blob, sulla Rete. Replicandolo così a dismisura.

Non si osserva, si scatta. In un’ansia montante di conservazione. Senza consapevolezza alcuna del momento.

Il paradosso ultimo, last but not least, è la foto dello scatto famoso (occhio alle mostre). Come elevare alla seconda, annullando però il fattore iniziale.

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Alexia Molino "Quando siete felici, fateci caso" - 2015

Alexia Molino “Quando siete felici, fateci caso” – 2015

Quando siete felici, fateci caso” recita un libro dello scrittore tedesco Kurt Vonnegut.

Davanti a questo titolo ho rivisto il tuo sguardo, limpido e gioioso, di fronte alle occasioni di felicità.

Ti soffermavi, appunto. Con attenzione e godimento. Cogliendo il momento buono. Assaporandolo.

Insegnandomi così il senso della pausa felice e consapevole.

Con il cuore che racconta alla testa quella euforica percezione, e la testa che la irradia con gratitudine al cosmo. E in quell’attimo, breve certo, tutto si fa “più”.

Grazie anche per questo, papà Sergio.

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wilcox

Mi dicono tutti “attenta all’acqua, non bagnarti il vestito, copriti“.

Nessuno a dirti “tieni strette queste sensazioni di felicità, anche se non ne sei consapevole“.

Come se il mondo avesse paura a stare bene.

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“Passare la calle” è l’attraversamento della strada, potente simbolo per raccontare la trasformazione di ciascuno durante l’esistenza, una “passacaglia” che è antica forma musicale dal ritmo basso-ostinato, come sono i passaggi della vita.

Così Franco Battiato, insieme al poeta Manlio Sgalambro,  rielabora, nel suo ultimo album “Apriti Sesamo”, la “Passacaglia della vita” del compositore del Seicento Stefano Landi, affrontando quella tematica a lui così cara della trasformazione dell’io, che passa attraverso la consapevolezza e il ricordo di sé, di gurdjieffiana memoria.

Ecco allora versi ritmici insistenti sul presente (“La gente è crudele / e spesso infedele / nessun si vergogna / di dire menzogna“), seguiti da quelli nostalgici sul passato (“Vorrei tornare indietro per rivedere il passato / per comprendere meglioquello che abbiamo perduto“), incalzati da quelli consapevoli sul sé (“Ero in quinta elementare / entrai per caso nella mia esistenza / fatta di giorni allegri / e di continue esplorazioni / e trasformazioni dell’io“).

Un’occasione d’autore per esplorare la propria consapevolezza.

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Avete mai “svestito” con piena consapevolezza un mandarino?

E’ utile a riconnettersi col mondo. Un mondo invernale che, attraverso quel “vestito” arancione lentamente sfilato dal mandarino, si aprirà improvvisamente al vostro olfatto. Conducendovi, con goccioline madide d’essenza, a profumi ancestrali e lontani.

E di colpo uno spicchio di Sicilia vi chiederà ospitalità, portandovi in dono agrumate atmosfere di sole.

In un giorno d’autunno inoltrato.

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