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Posts Tagged ‘acqua’

L’Emilia Romagna straziata.

Pezzi di strada sparsi come tessere di un puzzle. Infrastrutture interrotte. Versanti di colline in frana rovinosa sulla pianura. Un paesaggio geograficamente mutato. E purtroppo anche umanamente, con diverse vittime.

Piogge violente e persistenti su un terreno fragile, franoso, stanco. Immagini impressionanti. Con la parola “emergenza” che sta diventando sistemica.

Il cambiamento climatico è palesemente in atto, nonostante ci sia ancora chi minimizza. In modo miope e superficiale.

Ps: ma davvero il Ponte sullo Stretto di Messina è una priorità per il nostro Paese?

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Mattina speciale di scuola.

Cioè, ogni mattina di scuola è speciale. Ma a volte accade che entri prepotente in classe “il giallo dei limoni”. E allora siamo proprio nel “miracolo montaliano”. Un po’ metafisica, un po’ cuore. Tenuti insieme dalle connessioni.

È successo qualche giorno fa. Volendo procedere con un percorso sulle città, antiche e futuribili, orizzontali e verticali, decido di inserire lo “straordinario” con Venezia, arte e acqua in un racconto unico. E scelgo di condividere con la “mia” classe prima liceale (due dozzine di “bimbe” e “bimbi” di pensiero e bellezza in crescita) il poetico documentario “Molecole” di Andrea Segre, che consiglio a tutti per riconnettersi coi ricordi e il silenzio e il fluire di un tempo più lento e liquido.

In connessione speciale tra di noi, abbiamo sfiorato il senso del Tutto e del Bello, con un battito cardiaco che fotogramma dopo fotogramma decelerava e un respiro che si faceva più pieno. E al termine ci è stato sufficiente guardarci, rimanendo in silenzio.

E la lezione/ connessione /mattina si è fatta speciale. Tra noi “molecole”.

Ps: ciliegina sulla torta, una foto sulla “città sensoriale” che mi giunge in mail al pomeriggio dal mio studente occhi-azzurri-curiosi-del-mondo Angelo (di nome e di fatto), per condividere il senso, ancora una volta pieno, oltre le lezioni cattedratiche, dello scambio intorno al sapere, che è sale, cioè sapore…

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Pioggia. La grande assente.

Un tempo (sembrano secoli fa) veniva vista come iattura con cui cominciare la giornata. Poteva rovinare una gita, rendere lento il traffico mattutino e veloce il rientro tra le mura domestiche. Non parliamo poi di un matrimonio bagnato, che si diceva fortunato giusto per salvare la festa.

Oggi tutto è cambiato. Siamo disposti a tanto per un po’ di pioggia, anche ad antichi riti propiziatori. Perché l’acqua, finalmente lo si sta comprendendo, è vita. Infatti intorno a noi ogni elemento si fa siccitoso, fiume-albero-uomo. Con la linfa vitale che fatica a scorrere e rigenerarsi.

Presto diremo “finalmente una bella giornata” quando, seppur sempre più di rado, sentiremo l’odore della pioggia e il suo scroscio.

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Samantha French, “Just below”

Io adoro l’acqua. Forse perché adoro il mare. O sarà viceversa?

Con tale dubbio acquatico prendo fiato e scendo leggera verso il blu.

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Immagine tratta dalla copertina del libro “La cronologia dell’acqua” di Lidia Yuknavitch

In questi giorni di pausa mi è accaduto di cadere in un acquario.

Come “Alice nel paese delle meraviglie” sono sprofondata tra azzurro silenzio e luci soffuse nell’acqua salsa.

E poi, improvviso, l’incantamento: acciughe e occhiate a circondarmi in una danza vorticosa e voluttuosa, tale da farmi sentire, per qualche manciata di secondi, parte del Tutto.

Con i pesci a trasformarsi in Cappellai Matti e Bianconigli intenti a sottrarmi dal tempo umano a nastro per immettermi in quello epifanico a bolla.

Riuscendoci pienamente. Per qualche magica manciata di secondi.

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Jacques Henri Lartigue, “Florette” – Monte Carlo Beach 1958

Questo scatto, meraviglioso, del fotografo Jacques-Henry Lartigue, racconta che la vita è acqua.

A partire dal mare da cui arriviamo, per giungere all’acqua dolce a cui agogniamo. Al fine di ricomporre il nostro interno liquido puzzle.

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Un pianeta sempre più in sofferenza per il caldo e la siccità.

Le temperature salgono segnando nuovi record, i ghiacciai arretrano perdendo risorse millenarie, la desertificazione avanza in luoghi insospettati, l’acqua scarseggia rivelandosi il vero oro della Terra.

E noi umani, sfatti e stremati, arriviamo a pregare per la pioggia, quasi dipendesse dagli dèi come credevano i nostri antenati. Forse ancora una volta per sottrarci alla nostra evidente colpa.

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Il fiume Po, foto di Paolo Panni

Il grande fiume boccheggia e indietreggia. Sempre più povero di acque, già fin dall’origine del suo cammino, ormai arranca per arrivare in mare. Diventando salato prima dell’incontro.

Adesso il Po, per ricordarci come fosse, siamo costretti a guardarlo in foto del passato. Quando il Grande Fiume era ampio, verde, tanto. Portatore di una civiltà fluviale che è quasi estinta, insieme alle sue leggende e ai suoi gesti di cura per il fiume.

E ora che i cambiamenti climatici ci presentano il conto, salato appunto, quel conto che credevamo sempre di là da venire, guardiamo increduli la sofferenza della natura. Comprendendo, forse solo ora, che è anche la nostra.

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Me e il mare

Quando sono nel mio mare “piccolo”, quello di Montale e Calvino, mi trasformo in essere acquatico. Almeno la parte di me che scende nell’acqua salsa e incontra pesci.

Proprio come i protagonisti di “Luca”, film Disney e Pixar ambientato in una località costiera della riviera italiana, storia di formazione di un ragazzino che vive un’estate indimenticabile tra gelati, pasta e lunghissimi giri in Vespa, condividendo le sue avventure con il nuovo amico Alberto. Entrambi hanno però un segreto da mantenere, legato al mare e al suo mondo sommerso.

Affascinante e misterioso e primordiale. Con il racconto di quanto siamo stati quando respiravamo acqua. Da cui forse giunge quella inspiegabile sensazione di benessere che ci abita ogni volta che ci immergiamo.

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Josep Moncada, “Donne in acqua”

Il “buon naufragio” prevede per l’umano, dopo l’esperienza letargica dello spiaggiare, l’ingresso dinamico e grato nell’acqua salsa.

Esperienza ogni volta unica perché mitica e rigenerante. Di risalita alle origini del Tutto. Scendendo verso i pesci che siamo stati.

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