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Posts Tagged ‘Selfie’

Once upon a time c’era la fotografia. Per documentare luoghi, eventi, ritratti. Per fermare l’attimo fuggente. Per evidenziare un punto di vista.

In this time si fotografa proprio tutto, dal cibo a se stessi. Riversandolo poi, come un infinito blob, sulla Rete. Replicandolo così a dismisura.

Non si osserva, si scatta. In un’ansia montante di conservazione. Senza consapevolezza alcuna del momento.

Il paradosso ultimo, last but not least, è la foto dello scatto famoso (occhio alle mostre). Come elevare alla seconda, annullando però il fattore iniziale.

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morandi

E bravo il Gianni nazionale.

Al traguardo dei quattordici lustri mette nel sacco la generazione dei rottamatori, ricordandoci il ritmo del “tà-tà-tà”, ovvero umiltà/volontà/senza età.

E molto più avanti di tanti giovani mai partiti, merito forse del suo passo da maratoneta, sceglie di non chiudere la porta ai social network e ad Internet, sparigliando in modo inaspettato le carte anagrafiche. Rendendole sempre più virtuali. E regalando ai suoi fan un antico/nuovo selfie, battezzandolo “Autoscatto 7.0“. In cui, più che il numero, è il nome a raccontare l’uomo e l’artista: “fatto da sé” e ” sempre pronto a ripartire”.

Una lezione semplice. Forse anche per questo magistralis.

Ps: nel frattempo se ne è andato all’improvviso il cantante Mango, voce strumentale unica nel panorama musicale italiano, capace di sperimentare contaminando generi, con una sonorità che rendeva autentici quadri le sue canzoni. Mi torna in mente “Mediterraneo“, il suo mare, il nostro, in quel frammento che dice “Bianco e azzurro sei / con le isole che stanno lì / le rocce e il mare / coi gabbiani / Mediterraneo da vedere / con le arance“. Ma solo la sua voce smaltava le sfumature degli odori e le zaffate dei colori.

Mango-06

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renzi d'urso

Spero non aver capito, ma temo sia tutto fin troppo comprensibile. E a tratti surreale.

Non commento la modalità, perché di fronte ad uno one man show tenuto da un premier le uniche parole possibili sarebbero le scuse al suo predecessore/cavaliere tanto bistrattato. Ancora una volta il tentativo è di tipo seduttivo-comunicativo su un pubblico particolare, quello di “Domenica Live” con Barbara D’Urso a Canale 5. Il contraddittorio non esiste, ma ormai tale parola appare paleolitica.

Piuttosto, persi nel fluido di un grande blob, non ci accorgiamo quasi del contenuto, seppure solo di un annuncio: ottanta euro mensili alle neo mamme per tre anni. Sarebbe bello. Infatti il condizionale rischia di essere il verbo più trendy dell’autunno, dovendo sempre fare i conti con la mancanza cronica di soldi pubblici. Da dove escono gli stessi per entrare nelle nursery? Dai disabili? Dagli esodati? Dai contratti pubblici congelati? E soprattutto perché è passato sottovoce, sottotraccia, sotto tutto che tale misura bebè varrà/varrebbe (il condizionale…) per tutti i redditi fino a 90 mila euro?

Ma ho capito bene? Vi appare quello un tetto di bisogno? Ma è bisogno o sogno? O è semplicemente selfie?

 

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palla world-cup-2014

La palla, la palla è rotonda
Si gioca di prima e di sponda
Rimbalza, si insacca
Ti sembra una scia sull’ombra

La palla, la palla è rotonda
Un tocco di tacco che incendia
Di collo, di piatto, di esterno, di mezza punta.

Da “La palla è rotonda” di Mina.

Grande Mina. Sempre sul pezzo.

Questa volta il pallone di calcio con tutta la linguistica ad esso attinente.

Un inno a quell’oggetto tanto rincorso e da tutti conosciuto.

E in tempi di Mondiali la rotondità della palla è chiara a tutti i tifosi…

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