Capogiro, mancamento, estraniamento.
Poi gioioso incantamento e infine sacrale ringraziamento.
Più intesa e compresa a percepire le mie onde animiche sensoriali che quelle tattili percettive, il mio primo bagno stagionale è stato strano. Nel senso proprio di straniero, sconosciuto. O dimenticato.
Quasi che il mio esterno desiderasse, come sempre, l’incontro d’acqua salsa, ma con un interno in supplica assetata delle ancestrali origini: quel mare primigenio a cui l’homo sapiens si inginocchia per gratitudine verso un ordine più alto delle cose.
Un senso da noi spesso incompreso. Ancor più in era post Covid19.
Forse, cara Es,
ha ragione chi dice che indietro non si torna,
che il Covid-19 ha riportato in luce la natura ancestrale egoistica dell’uomo, alla faccia dell’aristotelico “animale sociale”.
Forse l’uomo si sta abituando a questa nuova solitudine e non ricercherà con facilità assembramenti di ogni sorta,in futuro.
Chissà come sarà?
Non si sa.
Al momento direi di mettere in pratica quanto da te fatto,cara Es,applicando le parole di Diodato:
“Lo so non ci credevi più
Ché è stato buio l’inverno, troppo duro, un inferno
E così immobile la primavera
Ma tu ora dove sei?
Dimmi dove sei
Ché oggi ti porto via
E ce ne andiamo al mare..
Chissà che effetto fa? (Chissà che effetto fa?)”.
Ma tu hai già spiegato che effetto fa!!!
(E penso che ogni oggetto del nostro piacere sia ormai assaporato come uno strano effetto…)
Pare invece che l’assembramento, curiosamente, piaccia. Nonostante tutto.
A presto, Es.