Tutto strano tutto diverso, il Premio Strega al tempo del Covid19.
Uguale il luogo, un locus amenus, il Ninfeo di Villa Giulia a Roma, con un contorno fatto però di vuoto. Il pieno, dato dalla moltitudine umana, cancellato.
E così ieri sera, senza la molteplice e sfaccettata presenza umana che attende ogni anno con trepidazione lo scrutinio delle ultime schede di votazione dello “Strega”, è stato comunque proclamato il vincitore dell’edizione 74 del premio letterario italiano più prestigioso.
Traguardo tagliato da “Il colibrì” di Sandro Veronesi, già vincitore della Strega nel 2006 con “Caos calmo”. Prima di lui è accaduto solo a Paolo Volponi.
Il colibrì del titolo è Marco Carrera, un uomo che, come spiega l’editore, “Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno“.
Lo scrittore fiorentino dedica questa vittoria anche a suo padre che gli ha ispirato la frase conclusiva del romanzo, “Preghiamo per tutte le navi in mare“: “Era una frase che mio padre diceva quando con la sua imbarcazione prendeva il largo. E io dedico questo libro anche a coloro che sono in mare e che cercano ospitalità nei nostri porti. Sono felice di avere vinto nuovamente lo Strega perché, inutile negarlo, è il più importante riconoscimento italiano. E sono soddisfatto di aver tagliato il traguardo con “ll colibrì” perché è un libro sul dolore, che insegna anche a reagire alla sofferenza e a ricavarne energie vitali”.