Capogiro, mancamento, estraniamento.
Poi gioioso incantamento e infine sacrale ringraziamento.
Più intesa e compresa a percepire le mie onde animiche sensoriali che quelle tattili percettive, il mio primo bagno stagionale è stato strano. Nel senso proprio di straniero, sconosciuto. O dimenticato.
Quasi che il mio esterno desiderasse, come sempre, l’incontro d’acqua salsa, ma con un interno in supplica assetata delle ancestrali origini: quel mare primigenio a cui l’homo sapiens si inginocchia per gratitudine verso un ordine più alto delle cose.
Un senso da noi spesso incompreso. Ancor più in era post Covid19.