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Posts Tagged ‘Trump’

In guerra si sa che tutto, purtroppo, è lecito. Così anche nello scontro dei dazi i colpi violenti e quelli bassi non mancano.

A farne le spese, tra il resto, il nostro “Parmigiano”. Che da anni gli americani tentano di emulare, riuscendoci solo e in parte nel nome, “Parmesan”.

L’eccellenza casearia emiliana Doc non può che essere un sogno per le aziende a stelle e strisce. Però… Resta un però.

Se una scheggia di Parmigiano diventa più preziosa della grammatura dell’oro, ça va sans dire che gli americani si rivolgeranno, obtorto collo, al Parmesan. Con le relative aziende in festa per gli introiti. Insieme a Trump.

Senza pensare che al prossimo giro potrebbe essere la Coca Cola a pagare dazio.

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A proposito di uomini “forti” e populismi.

Un grido di ribellione arriva dall’artista Moby, pronipote dello scrittore Herman Melville, che nel suo video “Erupt & Matter” scrive a caratteri cubitali, sulle facce dei vari Trump, Jong-Un, Al-Assad, Salvini, Farage, Le Pen, Hofer and company, “We do not trust you anymore“, “Non ci fidiamo più di voi“.

Con parole che sembrano disegnare i destini della Terra: “Your power reign was sick and wrong / Your time is gone, your time is gone / And we do not need ruin and lies. / Your touch is death, your heart despised / Your time of reign and dark began / Your time to change is at an end.” – “Il vostro potere forte era malato e sbagliato / Il vostro tempo è finito, il vostro tempo è finito / E noi non abbiamo bisogno di distruzione e menzogne. / Il vostro tocco è mortale, il vostro cuore disprezzato / Il vostro tempo di potere e buio iniziò / Il vostro tempo di cambiare è finito.

Anche se, vedendo taluni atti, quel tempo sembra ancora in divenire. Purtroppo.

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Risultati immagini per post-verità

E così “Post-verità” è la parola dell’anno 2016 per l’Oxford English Dictionary, che la definisce come «relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti, nel formare l’opinione pubblica, del ricorso alle emozioni e alle credenze personali». Come dire, “se lo raccontano, allora è vero”. Apparenza versus sostanza.

Così una notizia falsa, ma data per autentica, influenzerebbe una parte dell’opinione pubblica, quella che non cerca la verità rapportandosi col mondo reale, ma col proprio sentire emotivo. Come se diventasse reale ciò che ci piace dire e sentire, senza più spazio per il confronto tra le opinioni. E con i social-media la diffusione della falsa notizia aumenta in modo esponenziale, così che la post-verità, ossessivamente ripetuta, tende a diventare un monologo.

In una società caratterizzata da flussi ininterrotti di informazioni, anche contraddittori, paradossalmente diminuisce la possibilità di giungere ad una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali. Cresce invece l’interesse per chi inventa e racconta storie, quindi la post-verità sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l’esercizio del potere, economico e politico. Non è un caso infatti che il termine si sia diffuso nel 2016 durante le campagne per il referendum britannico sulla Brexit e per le elezioni presidenziali americane.

Torna utile l’indicazione data da George Orwell ne “La fattoria degli animali”: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.”

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