Di Umberto Eco ci rimane la mole immensa, colta e immaginifica della sua opera. Davvero “Opera aperta“, come aveva intitolato un suo saggio.
So già che continuerò a frequentare i suoi libri, tornandoci, rivisitandoli, diventando “Lector in fabula“, come acutamente analizzò Eco in un altro suo lavoro.
Ma nelle giornate di pioggia (non quella buona che placa e dilava) per farmi luce il mio gesto sarà aprire una sua “bustina di minerva“, la rubrica trentennale del semiologo sul settimanale “L’Espresso“. Quelle bustine di fiammiferi, in cui la dea non va scomodata se non come amuleto feticcio, diventeranno il mio amuleto di orientamento.
E capirò allora, come diceva Montale, che “il tenue bagliore strofinato / laggiù non era quello di un fiammifero“.
Rimarrà nei nostri cuori ( e nelle nostre biblioteche 🙂 )
Immagino Eco e Borges a camminare insieme nei labirintici corridoi della Biblioteca…
A presto, Es.
Grazie per questa luce di cui vorrei tutti fruissero…..
Io però sento la mia piccolezza di fronte a certe menti geniali.
Un lumino che accendo rivela ancora tanta obscuritas…