Riscorro dentro di me alcuni fotogrammi del film di Paolo Sorrentino. Scoprendo, a sorpresa, che mi rimarranno tatuati per la loro potenza immaginifica e rievocativa. Facendo sì che quella Poesia diventi un po’ mia.
E’ il soffitto della camera da letto di Jap, che si fa mare con la vitrea trasparenza delle sue onde di un tempo, a farmi nuotare nell’acqua salata più amata, liquido ed emozioni.
E’ il lungo piano-sequenza finale girato da una barca sul Tevere, semplicemente bellissimo, a raccontare la mia curiosità che viaggia lenta e silenziosa, insieme alla vita stessa che scorre, ansa dopo ansa, ponte dopo ponte, lasciando dietro alquanto.
E’ la luce notturna del faro che illumina-ombreggia-illumina, come le azioni-parole di ciascuno, i due giovani di un tempo che è stato a ricordarmi che è quanto vediamo-non vediamo, capiamo-non capiamo a muovere le nostre scelte. Illuminando-ombreggiando azioni future.
E su tutto, quel continuo e vorticoso muoversi umano intorno a Jap, mentre lui lo percepisce al rallentatore pensando “È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza.” Quegli sprazzi che, proprio perché sparuti e incostanti, si fanno epifanie di vita. Come quell’ombra sul muro, bella e miserabile, che accompagna Jap nella sua passeggiata e riconduce me all’amato Montale.
Sarà stata l’attesa(grande battage propagandistico),ma trascorsi dieci minuti,dopo essermi chiesto se era il film in questione,e guardato le scalette dei programmi,annoiato come non mai ,ho cambiato canale.
Poiché forse sarò l’unico al mondo a pensarla così,non mi offenderò se scarterete questo mio commento,anzi ne sarò contento
Anch’io ho visto il film l’altra sera che mi ha coinvolta per gradi. Inizialmente non riuscivo a “sistemare” nella mente le inquadrature, poi man mano tutto ha acquisito un significato ben preciso, riportandomi a tanti scenari di antica decadenza, dipinta e scritta nel passato, ho respirato l’atmosfera del tardo impero e ho colto soprattutto la magia di alcune scene che hai descritto così profondamente e magistralmente da chiarire ancor meglio il motivo dell’Oscar. Mi hanno colpito molto i giochi ombra-luce, i chiaroscuri usati per esprimere la consapevolezza e l’irrazionalità al contempo dell’esistere.
La tua critica apre gli occhi sul valore del film, non da tutti capito e apprezzato-
A presto. S.
Per me è il balcone con i fenicotteri in migrazione…e il mondo visto dall’alto di una giraffa destinata a scomparire…epifanie della magia che c’è dietro l’angolo di ogni vita.
Grazie mille Ester, è un film bellissimo che in pochi hanno saputo apprezzare, purtroppo
Cara Carla, come spesso accade ci soffermiamo sulla superficie delle cose perché tuffarsi nelle profondità sembra farci perdere una porzione di quanto galleggia. Il nuovo credo è “essere connessi sempre e ovunque”. Senza soffermarsi, senza riflettere, senza immergerci…
Un affettuoso abbraccio, Ester.
Ha ragione Carla ,ci sono persone che si comportano da gabbiani e si accontentano di ciò che sta alla superfice del mare(vedi omonima poesia di Cardarelli), Altre invece, come le sule ed i cormorani vanno in profondità a cercare ciò che più desiderano.A me piace andare profondo,ma per la stanchezza o perché mal disposto dal battage propagandistico esagerato,mi sono comportato da gabbiano., e ho abbandonata la visione del film dopo 10′,annoiato(vedi mio commento precedente). Vedrò di rivedermi il film in un secondo tempo.
Confondi Es con Carla… A volte soffermarsi, almeno sulle identità, è davvero necessario.
A presto, Es.
Una connessione permanente cara Es , che porta alla follia del genere umano, destinato a galleggiare, non a…. “volare, come solo la Natura , l’Arte e la Bellezza sanno
fare!
Imperdonabile il mio errore verso Carla e verso te. Merito il gatto a 9 code intriso di aceto di Sfetto ,legato all”eculeo. In questi giorni non me n’è andata bene una. .Astra inclinant non necessitant.ma in questo mio caso, inclinant fortiter.
Ciao e grazie.Auguri alle nostre generose compagne.
Lo ammetto, i fenicotteri rosa che volano verso il futuro è l’immagine che più mi torna alla mente. Colpita anche dal fatto che la « santa » ne conosce i nomi uno per uno.
La ricerca della grande bellezza è il mito della perfezione che si anela raggiungere in ogni manifestazione umana.
In questa rincorsa perenne, così soggettiva, si può perdere il significato dei valori che ci spingono.
Ma si può anche uscire dall’abbaglio arricchiti e volare verso nuovi percorsi.
Sono certa che pochi coglieranno il messaggio, anche quelli che hanno dato la statuetta, secondo me, affascinati dalle immagini di Roma, hanno premiato la città eterna.
Io ci vivo e ne rimango ogni volta più innamorata.
Love
L