“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi.
[….]
Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.”
Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole.
Sono d’accordo con Gramsci, anche io odio il capodanno con la sua frenesia di festeggiamenti scoppiettanti 😉
Inoltre, il mio 2017 è stato bello, mi dispiace che sia finito 😦
Cara Monique, ti auguro un 2018 all’altezza del tuo 2017! Buon Anno! Es.
Se non avessi letto il nome dell’autore avrei pensato fosse un tuo commento ,cara Es!
Le parole di Gramsci restituiscono quella dimensione umana e spirituale ultimamente alterata dalla dimensione commerciale (di un commercio peraltro in default)