La regina del pop-soul Whitney Houston, “The Voice” come veniva chiamata, si è spenta a soli 48 anni in una stanza d’albergo a Beverly Hills, Los Angeles, probabilmente annegata nella vasca da bagno. E proprio alla vigilia dei Grammy Awards, l’evento che nel 1986 aveva consacrato alla fama la sua voce d’oro, con tre ottave d’estensione, che la portò ad essere considerata una stella di prima grandezza nel panorama musicale mondiale, con 170 milioni di dischi venduti e successi quali “I wanna dance with somebody” e “I will always love you”.
Sofisticata, elegante, dall’incedere di dea, così appariva nel 1992, accanto a Kevin Costner, nel film “The Bodyguard”, la cui colonna sonora vendette 23 milioni di copie.
Poi il declino, complice forse un matrimonio fallito, con una vita che viene segnata dalle droghe e dai tentativi per disintossicarsi.
Stava per tornare sul grande schermo con “Sparkle”, quello “sfavillio” che emanavano i suoi occhi quando saliva su un palco e la sua voce piroettava con acrobatici ed emozionanti salti. Invece la parabola umana di Whitney si è conclusa drammaticamente, con una sua guardia del corpo che chiede aiuto al personale dell’albergo per portarle soccorso. Purtroppo, dopo vent’anni, con un finale diverso rispetto a quel film da lei interpretato, dove con sguardo sognante e malinconico cantava “Spero che la vita ti tratti con gentilezza / e spero che tu abbia tutto ciò che sognavi“, forse pensando a se stessa oltre il tempo.
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