Ripensiamo a quel film illuminato che è “Figli di un dio minore”, anche per omaggiare l’attore William Hurt, interprete magistrale qui e in altre pellicole. Questo film tratta, più che della disabilità, della fatica di venirsi incontro, dato che i linguaggi di ciascuno sono comunque diversi da quelli dell’altro. Condizione che si esplicita soprattutto nelle situazioni di difficoltà. Nella guerra in massimo grado. Perché l’altro è il nemico, sulla carta ancora prima di incontrarlo.
Ma in guerra ci sono poi coloro che risultano “figli di un dio minore”. E non si tratta dei soldati su fronti contrapposti, perciò paritari tra loro almeno per ruolo, bensì dei civili, coloro che si ritrovano tra capo e collo in un meccanismo infernale per cui vita e morte viaggiano molto più vicini rispetto al solito tran tran umano.
Torna allora in mente una frase del film: “Credi che riusciremo mai a trovare un luogo dove io e te potremo vivere uniti al di là dei suoni e del silenzio?”. Già, oltre i suoni della guerra e il silenzio della distruzione.
Chissà quando sarà possibile.