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Posts Tagged ‘voto’

A bocce ferme (leggi elezioni concluse) attendiamo l’insediamento del neoparlamento e la formazione del nuovo governo.

Sperando e vigilando affinché Costituzione e Diritti non vengano toccati.

Ps: per quanto in democrazia vinca il numero maggiore, restano sottesi alcuni interrogativi sulle motivazioni, istintive e/razionali, che hanno traghettato buona parte del popolo italiano verso quel tipo di destra.

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Alla luce di quanto avvenuto in questa tornata elettorale amministrative, con il dato significativo e purtroppo storico della scarsa affluenza, c’è da chiedersi perché le continue lamentazioni sulla mancanza di libertà non siano seguite da concrete azioni volte al cambiamento. E in democrazia l’espressione di ciò avviene col voto.

Torna così in mente il testo illuminato di Giorgio Gaber, “Libertà è partecipazione”:

Vorrei essere libero come un uomo
Come l’uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l’entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un’invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione“.

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Ci siamo.

Dopo mesi di campagna elettorale, tra schermaglie, promesse, rivalità, probabilmente tutte finte, è l’ora del voto. Questo vero. Ed europeo. Anche se.

Anche se “parole, opere, omissioni” del tempo elettorale sono apparse più nazionali che continentali. Con la parola “italiani” talmente ripetuta in ogni dove da diventare, purtroppo, vuota e ricordandoci, purtroppo, tempi che pensavamo archiviati e che scopriamo invece poco metabolizzati.

E con figurine minime a muoversi nell’agone politico. Tutte indaffarate a non perdere il proprio posto al sole. Soap opera italica con ruoli fissi. Seppur intercambiabili.

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La forma del voto politico italiano anno 2018 è forma nuova, in divenire. E il nuovo non è portatore automatico di categorie etiche. Bene o male sono altro.

Sarà però necessario considerare che l’Italia è Paese diviso, o meglio diverso, nel suo Nord e nel suo Sud. E che i partiti nelle forme tetragone di un tempo sono organismi desueti. E che la liquidità di questo inizio millennio si insinua anche nelle scelte di voto.

I prossimi passaggi non saranno né semplici né scontati. Perché il Presidente della Repubblica non potrà non tener conto di quella che è la prima forza politica, come del resto di quella che è la coalizione uscita vincente dalla tornata elettorale, peraltro con un traino inedito.

Così la forma di questo voto presenta qualche somiglianza col film vincitore dell’Oscar 2018, “La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro. Ovvero le possibilità non immaginate prima.

Ps: in questo immaginifico parallelismo, la dichiarazione del regista messicano alla vittoria può essere una road map da tenere presente: “Io sono un immigrato. Il cinema sa cancellare le linee di confine, quando il resto del mondo vorrebbe renderle più profonde.

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Mi astengo da qualsivoglia indicazione di voto, sia perché sacerdotessa della libertà personale sia per rispetto al tanto atteso silenzio pre-elettorale.

Ma il verso del Poeta è sempre utile bussola nelle secolari buriane.

C’è un testo, “Aspetta la tua impronta”, della poetessa Maria Luisa Spaziani, tratto da “La stella del libero arbitrio” (altra indicazione di rotta…), che può essere civico vademecum dell’approccio al voto:

L’indifferenza è inferno senza fiamme.
Ricordalo scegliendo tra mille tinte il tuo fatale grigio.

Se il mondo è senza senso,
tua è la vera colpa.
Aspetta la tua impronta
questa palla di cera.

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Le ragioni non sono mai univoche.

Guardando le immagini violente degli scontri tra Guardia Civil e cittadini in coda per il voto al referendum indipendentista catalano, l’indignazione è naturale. Pur trattandosi di una consultazione considerata illegale dal governo di Madrid. Ovvero dalla Spagna, la nazione a cui appartiene anche Barcellona. Che però ha deciso di tirarsi fuori, andando per la propria strada.

Pericoloso precedente per un’Europa sempre più separatista. E sempre meno lungimirante sul proprio futuro.

Le ragioni non sono mai univoche.

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All’apparire dei primi risultati referendari, con un No che si stagliava più marcato rispetto alla vigilia, hanno cominciato ad evidenziarsi due parole, peraltro alquanto scontate visti i numeri: Dimissioni ed Elezioni.

Ma è una parola-sottotitolo quella che racconta il day after, Salita. Verso il Colle dal Presidente Mattarella, per parlare, dimettersi, consultarsi. E anche verso scale metaforiche, come quelle di cui diceva il Fiorentino maggiore, ricordandoci quanto sa di sale salire l’altrui scale. Con gradini che simboleggiano l’andamento della vita stessa, anche quella politica. E fin qui nulla di nuovo sotto il sole.

Il colpo di scena, formale e sostanziale, si ha verso il tramonto del giorno dopo il voto. E si ha con una parola davvero inaspettata: Congelato. Come il meteo, come il pesce. Ma tale dovrebbe essere, secondo le voci di palazzo, il destino del premier e delle sue dimissioni. Tutto in freezer. Ad aspettare.

Con un “desco”, quello del Paese, che in attesa di “scongelamento” resta desolatamente vuoto.

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C’è chi rischia di uscire. E chi si ostina a fare il buttafuori.

C’è chi è esentasse. E chi le paga anche per gli altri.

C’è chi prova a parlare. E chi impone il silenzio.

C’è chi salva, di necessità/pietà. E chi sommerge, di volontà.

C’è chi dice no, votando. E chi dice nein, vietando.

Ma l’Europa, tutti uguali nei diritti e doveri, quella unita nella nascita, esiste ancora?

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equilibristi1

Giornata di decisioni. Anzi della Decisione. La Giunta per le elezioni del Senato si deve esprimere sulla decadenza da senatore del Cavaliere.

Non si può più giocare di sponda e neppure fare gli equilibristi. O è sì o è no.

Ma, come diceva Marcel Proust, “è sempre in uno stato d’animo non destinato a durare che si prendono risoluzioni definitive.

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Chi era detto vincitore ne esce con le ossa alquanto lussate.

Chi veniva dato per sconfitto rivive come un gatto dalle vite plurime.

Chi ha fatto il parlante grillo è riuscito a scuotere la tellurica della politica.

Lasciando caos, come ogni tsunami.

Ps: ora i dati sono ancora in evoluzione e io devo riflettere. Di sicuro devo fare i conti con un Paese che poco mi assomiglia. Protesta senza proposta, demagogia meglio di filosofia, poca arte senza parte, amicizia al posto di giustizia. E la memoria di un pesce rosso.

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