
Il Papa è ancora Ratzinger per una quindicina di giorni, ma è come se la carica petrina fosse stata già archiviata. Non da lui, ma da noi.
Perché le “pecore” sono così. Se il “pastore” le lascia si sentono “smarrite” e necessitano immediatamente di una nuova “guida”. Vedere il soglio vuoto è choccante non solo per la sua portata rara e quindi storica, ma anche perché è cattolicamente spiazzante.
Il Pontefice è vicario di Cristo, e in quanto tale è anche simbolo sacro. Vederlo perciò abdicare da quella carica-impegno-testimonianza appare ad un cattolico un venir meno a quanto pensiamo possibile solo per noi, ovvero la fragilità. Ecco lo smarrimento nostro. E’ difficile accettare che il Vicario di Cristo ammetta la propria fragilità.
D’altra parte dichiarare di non sentire più le forze per continuare a compiere pienamente il mandato è segno di notevole forza e spiazzante umiltà, sottolineando col gesto di rinuncia il senso di responsabilità che dovrebbe ammantare ciascuno nelle proprie funzioni: dare un “responsum”, una risposta meditata e convinta a chi l’aspetta. Se il “pastore” sa di non riuscire più a tener dietro alle sue “pecore” è atto di grande onestà permettere alle stesse di essere “guidate” da un “pastore” meno fragile. Far credere a qualcuno di essere al sicuro sapendo che qualcun’altro può meglio sorvegliarlo, quello sarebbe un atto di viltade.
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