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Posts Tagged ‘viaggio’

Accade di rado che un libro ci sposti da dove siamo, ma quando succede è festa per i propri interni circuiti.

Non è sufficiente che la storia sia avvincente e scritta bene. Per spostarti un libro deve raccontarti qualcosa che metta in discussione il tuo “centro di gravità permanente”, regalandoti nuove possibilità di comportamento o anche solo di visione.

“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman è uno di questi libri, rari, che compiono il miracolo di “spostarti”, ricentrandoti attraverso nuove coordinate di viaggio. Ma in senso concreto, per e con i passi di ogni giorno intorno al mondo, anche quello piccolo, concentrico a noi.

Storia magmatica e fagocitante quella di Eleanor, per cui già dalle prime righe la odori, la respiri, la tocchi. E sei con lei in ufficio, per strada, in casa. Fastidiata con lei, incalzante come lei, protettiva per lei.

Il resto sta intorno. A lei, a chi legge, a cosa siamo diventati. All’apparenza senza possibilità di vasi comunicanti. Anche se è sufficiente un singolo ed inaspettato evento perché tutto possa essere posto in discussione. Attraverso spaesamento e gentilezza. Due parole oggi poco usate, forse perché agli antipodi delle certezze e delle prepotenze del mondo nuovo 2.0.

Vi auguro che Eleanor Oliphant, indubitabilmente mia amica, diventi anche amica vostra. Spostandovi irrimediabilmente.

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Piero Angela ci ha insegnato tanto, con garbo e competenza. Doti antiche, quasi sparite.

Sapeva rendere comprensibile il complesso, appassionando ai misteri dell’uomo, dal microscopico all’infinito.

La sua curiosità diventava empaticamente quella dello spettatore, che si sentiva passo dopo passo un iniziato in temi non facili.

Eppure tutto appariva più semplice con le sue spiegazioni e i suoi filmati. Il viaggio nel corpo umano, complice la pellicola di Richard Fleischer “Viaggio allucinante”, fu una scoperta audace e sorprendente.

È stato un vero Ulisse, a ricordarci di considerare sempre la nostra “semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza”.

Grazie Piero Angela, e che il tuo “viaggio” possa continuare nell’Altrove…

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“Tutto torna veloce su sé stesso.

Cieli, costellazioni, fiumi, mari.

Bambini e giovani e uomini,

e anziani e vecchi… E bambini.

Tu invece rimani stabile stella,

antico e sicuro porto affettuoso

nel mio viaggio di vento e maroso.

Il pensiero di te mi fa primavera…”

A mamma Marisa (e al Maestro Kim Ki-duk) 

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Il mio desiderio numero 3 è relativo al viaggio. Sì lo so, le barriere interregionali sono cadute, l’autocertificazione è oggetto (speriamo) da archiviare, il motore si può scaldare.

Già. Ma i limiti geografici restano, perché non tutto è aperto, non tutti ci vogliono. Pensiamo solo ad alcuni Paesi europei che ci ghettizzano quali nuovi untori, o ad alcune realtà italiane che vorrebbero, insieme alla nostra valigia (e soldo) anche il risultato (transeunte) del test sierologico (sob).

E così il limite spaziale diventa mentale. Perché anche continuando il proprio privato e personale lockdown, vuoi per anemia di risorse o per surplus di lavoro o per sopravvenuta depressione interiore, l’idea di essere sempre liberi di prendere la porta di casa e abbandonarla per un po’ per qualsivoglia latitudine, quell’idea ci fa sentire in vacanza, cioè in sottrazione del quotidiano tempo. Con la testa nell’altrove, autentico inizio di ogni viaggio.

Leggeri, con le parole di Battisti nel cuore:

Sì, viaggiare
Evitando le buche più dure
Senza per questo cadere nelle tue paure
Gentilmente senza fumo con amore
Dolcemente viaggiare
Rallentando per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente senza strappi al motore
E tornare a viaggiare
E di notte con i fari illuminare
Chiaramente la strada per saper dove andare
Con coraggio gentilmente, gentilmente, genti…
Dolcemente viaggiare Sì, viaggiare“.

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Una meteora luminosissima il compositore Ezio Bosso. Ora in viaggio per altri mondi.

Ma si fatica a credere e ad accettare che tutta la sua joie de vivre, incontenibile nonostante un contenitore fisico a vietarglielo sempre più, sia irrimediabilmente spenta. Insieme ad un talento musicale sublime e rigoroso, capace di condurre per mano tra le note chiunque, rendendolo felice. Come lui, a dispetto di un destino contro.

Anche se diceva che “il dolore è solo un elemento della nostra vita. Se lo accettiamo diventa costruttivo, se lo rifiutiamo ci paralizzerà. La quinta di Beethoven parte da un sentimento doloroso ma ci insegna che il destino che bussa alla porta si può modulare. Apre alla vita come un lieto fine di dieci minuti“. “Perché – aggiungeva – la missione è cercare sempre quella purezza che diventa trascendenza e trasfigurazione.”

Per la fine dell’isolamento anti-Covid aveva desideri minimi eppure immensi: sedersi alla luce del sole e abbracciare un albero.

Ancora una lezione lieve e luminosa, Maestro Bosso. Grazie.

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Chef Bourdain mi ha introdotto al culto del viaggio culinario, quello che permette di camminare, in punta di gusto, nella cultura di un luogo, insieme alla sua storia e alle sue usanze.

Ricordo la prima volta che sfogliai, e poi divorai, il suo “Kitchen Confidential”. Confidenze, appunto, intorno alla sua idea di cucina: gli attrezzi indispensabili, il cibo da non ordinare mai al ristorante, la mise-en-place standard, le padelle sul fuoco, i segreti succulenti di New York e quelli di Tokyo. E la sua idea di vita: “‘Kitchen Confidential’ – diceva nel 2011 – è arrivato quando stavo ancora seduto vicino a una friggitrice e dopo undici anni sento ancora l’odore del piano cottura e della piastra, che ancora dà forma al modo in cui vivo la mia vita“.

Merci Chef.

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Ricordo, quindi sei.

Quando però il procedimento razionale incespica affaticato per il turbinio del tempo che ineluttabile scorre, allora abbandono del tutto gli ormeggi neuronali.

E ogni volta, in modo sorprendente e inaspettato, la navigazione riprende la rotta del cuore che sente.

Quindi ricordo, perché sei.

A mamma Marisa.

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La notizia che la marcia dei pinguini sia stata quest’anno una strage di cuccioli, con ovvie conseguenze sul futuro della specie, mi ha fatto pensare alla nave di bambini migranti, molti dei quali sbarcati soli. Dopo un viaggio lungo e rischioso. Come quello dei piccoli pinguini.

Da una parte una natura aspra, complice l’uomo. Dall’altra un mondo sottosopra, ancora complice l’uomo.

Con gli ultimi nati ad arrancare a fatica nella corsa alla sopravvivenza. Siano essi pinguini o bambini.

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A cento anni dalla sua morte, avvenuta il 9 agosto 1916, la lezione di Guido Gozzano resta quella di una profonda intuizione sulla natura umana: “Quei ‘cosi / con due gambe’ che fanno tanta pena”.

Ripenso alla tenerezza antica della sua Signorina Felicita, una “beltà fiamminga” pur “priva di lusinga”, “efelidi leggiere” tra “iridi sincere”, e intorno alla cucina quegli odori “di basilico, d’aglio e di cedrina”.

E l’ironia lieve del Poeta nel raccontare a questa donna la sua necessità di partire: “viaggio per fuggire altro viaggio…”.

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Glenn Frey è stato uno dei membri fondatori del gruppo musicale country rock degli Eagles.

Nella loro produzione è diventata famosissima la canzone “Hotel California”, Grammy Award nel 1978.

Una canzone che ci ha fatto ballare. E sognare. E viaggiare.

Al punto da immaginarci quasi reale l’Hotel California. Su quelle note di sole, un sole lontano ma possibile. Un giorno, nel nostro intimo Ovest.

Grazie Glenn.

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