“E se portassi a casa il mare?”, pensava la bambina.
Poi scoprì la madreperlacea conchiglia,
del mare naturale valigia.
Posted in Riflessione, tagged conchiglia, estate, madreperla, mare, vacanza, valigia on 1 settembre 2013| 3 Comments »
“E se portassi a casa il mare?”, pensava la bambina.
Poi scoprì la madreperlacea conchiglia,
del mare naturale valigia.
Posted in Pausa, tagged estate, gioco, mare, mente, partita, spiaggia, tempo, vacanza on 18 agosto 2013| 2 Comments »
Sonnecchiando… si gioca, come fosse la partita della vita.
Ma è vacanza. Vuoto di tempo, pieno di niente. Fa bene alla mente.
Posted in Attualità, tagged 50, Brasile, estate, gomma, infradito, mare, relax, vacanza on 30 luglio 2012| 5 Comments »
Ci piacciono. Perché fanno estate, mare, vacanza, relax.
Suola bassa di gomma e stringa a Y, con i colori a portata di piedi.
Brasiliane nella loro origine di mezzo secolo fa, internazionali nei passi odierni di tutti noi.
Semplici ma geniali. Come tutte le invenzioni di successo. E di durata.
Posted in Riflessione, tagged Diomedee, gabbiani, gioia, mare, suono, vacanza on 7 luglio 2012| 1 Comment »
E’ il suono delle Diomedee quello che sta accompagnando il mio primo assaggio di mare.
E’ acuto, selvaggio, libero. E liberatorio. Per loro e per chi lo ascolta.
Soprattutto quando a squarciagola, tutti insieme, condividono il loro benessere. Raccontando in volo la gioia.
Posted in Riflessione, tagged Amy, giovani, Oslo, ragazzi, vacanza on 25 luglio 2011| Leave a Comment »
Giovani che se ne vanno. Troppo giovani.
Lei mentre si perde nel suo personale “black”. Loro mentre si riposano sul pubblico “green”. Entrambi senza difese.
Lei “scegliendo” il suo cammino di vita, ma sul finale, triste, senza esserne più cosciente. Purtroppo. Loro “scegliendo” il loro cammino di vacanza, ma con un finale, triste, in piena coscienza. Purtroppo.
Lei sempre più “isolata”, senza boe a cui appoggiarsi. Loro appoggiati su un’isola, per boe i loro pensieri.
Entrambi in “vacanza”. Lei in vacanza perenne dalla vita. Loro in vacanza per un tratto di vita.
E poi, come spesso accade, luogo e momento sbagliati. Lei in preda al suo essere troppo sola. Loro in preda ad un folle troppo solo.
Voci che si spengono. Lei che uccide il suo divino usignolo. Loro uccisi mentre stanno imparando divinamente a volare. Come tutti i giovani.
Troppo giovani per andarsene. Per andarsene senza senso. Amy di Londra e i ragazzi di Oslo.
Posted in Parola, tagged mancare, Morand., tempo, vacanza, vuoto on 23 luglio 2011| 2 Comments »
VACANZA: dal latino “vacare“, “mancare”, “essere vuoti”. Quindi la “vacanza” è propriamente il luogo del vuoto rispetto a ciò che è il nostro quotidiano, cioè il nostro pieno. Fare il vuoto dentro per poter fare nuovo spazio. Col tempo che dimentica il suo ruolo. E noi che sorridiamo perché le lancette hanno perso la loro corsa. L’ “Elogio del riposo”, come scrisse Paul Morand.
Posted in Scuola, tagged allievo, classe, compiti, invidia, prof, vacanza on 8 luglio 2011| 20 Comments »
Stanno terminando gli esami di maturità. Con gli ultimi colloqui si mette in archivio l’estrema fatica dell’anno scolastico per i prof. E adesso? E adesso comincia la solita litania, refrain, ritornello: “Ora ti aspettano due mesi di vacanza, che fortuna!” (omissis sulla parola più usata al posto di “fortuna”…).
A parte il fatto che due settimane vanno per rientrare ad un livello di facoltà intellettive corrispondente all’homo sapiens o semisapiens. A parte il fatto che dovrebbe iniziare un periodo di autoformazione/autoconservazione per essere ancora utile ai tuoi studenti e anche a te per non essere di danno a loro. A parte il fatto che per chi lavora ci sono le “ferie” dovute, e per chi va a scuola (che, si sa, non è proprio lavoro…) chissà perché c’è la “vacanza”, cioè premio. Un mio amico ha avuto il coraggio di confessarmelo: “E’ invidia, invidia pura, è che sto ‘a rosicà’ !”. Allora, se di invidia trattasi, invidiate i prof anche:
– Quando non possono usufruire di un giorno di ferie all’anno fuori dai periodi di sospensione didattica. Mai. E scommetto che vi è successo di dire al mattino “oggi prendo un giorno di ferie”. Bene, da insegnante è cosa da scordare per sempre.
– Quando non possono abbandonare la propria postazione di lavoro (leggi “classe”), perché, prima di ogni loro esigenza (anche fisiologica), devono pensare ai loro studenti e all’ incolumità degli stessi (leggi “responsabilità civile”). Avete mai assistito ad una “prova evacuazione” (dall’edificio scolastico, al bando le battute…)? Se per qualche motivo urge scappare non siete soli, con voi ci sono 25/30 adolescenti da gestire, con calma veloce (che è un ossimoro, come notano subito i miei studenti, cioè un paradosso).
– Quando al mattino, ore 7.45, con capacità di intendere e volere ancora sotto il minimo sindacale perché la caffeina tarda a svolgere il proprio compito (o è il mio cervello che tarda a connettersi…) un tuo allievo ti corre incontro, le parole prima di lui: “Prof, prof mi ascolti…” e segue un fiume in piena da arginare con urgenza e sollecitudine, senza ricorrere alla protezione civile.
– Quando consegni un compito scritto con valutazione negativa, ovvero quando è d’obbligo, anche se per te non è giornata, l’uso dell’intera gamma della delicatezza, raccontando però la verità, per far comprendere che” la parte non è il tutto”, quindi un brutto voto non inficia l’interezza della persona.
– Quando ti trovi nel mezzo di tempeste ormonali e sentimentali e vedono l’adulto come una possibile boa cui attraccare per riprendere fiato, e tu magari sei nella settimana in cui sei stato appena lasciato o stai ripensando seriamente al senso profondo che ha il tuo matrimonio.
– Quando, dopo aver trascorso tutta la giornata a correggere i compiti di una classe, con gli occhi che bisticciano ormai tra loro a chi debba guardare per primo le parole sgangherate sul foglio, sai che per la serata ti aspetta un altro “pacco”, ancora compiti, di un’altra classe. Anche perché poi al mattino la prima domanda è: “Prof, ha corretto i compiti?”. Altro che Brunetta…
– Quando, last but non least, ricevendo la busta paga controlli solo più che gli importi non siano ancora ulteriormente diminuiti, perché un “ulteriore margine di risparmio” sui prof si trova sempre. Ma ormai siamo alla frutta ammaccata del nostro cestino della merenda.
Eppure, nonostante tutto, la vera invidia che dovreste provare, e forse neanche vi sfiora, è quando i cuccioli d’uomo entrando in classe ti chiedono affettuosi: “Ma a che ora è andata a dormire, prof?”. E io a tranquillizzarli sulla mia vita sociale, spiegando loro che si è trattato “solo” di compiti (quelli della prima domanda che mi pongono, ancora nel corridoio…). O quando condividiamo nel profondo una poesia o discutiamo appassionatamente intorno ad un argomento. O quando qualcuno, suonata la campanella, si avvicina alla cattedra per dirti: “Legga questo libro, prof, le piacerà”. Allora capisci, ancora una volta ma è sempre nuova, che i cuccioli stanno imparando a camminare, e il testimone lo puoi serenamente passare a chi continuerà la corsa.
Ecco, se avete qualcosa da invidiare ai prof, forse è soprattutto questa possibilità preziosa di assorbire sempre qualcosa, respirando ogni giorno la vita nel momento in cui trabocca per eccesso. Quell’eccesso che, nel volgere di poco tempo, entrando nell’ingranaggio automatico del sistema, evaporerà…
In fondo, avete ragione ad invidiare i prof. E ora, come dite voi che ci invidiate, VACANZA!