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Posts Tagged ‘uomo’

Pioggia. La grande assente.

Un tempo (sembrano secoli fa) veniva vista come iattura con cui cominciare la giornata. Poteva rovinare una gita, rendere lento il traffico mattutino e veloce il rientro tra le mura domestiche. Non parliamo poi di un matrimonio bagnato, che si diceva fortunato giusto per salvare la festa.

Oggi tutto è cambiato. Siamo disposti a tanto per un po’ di pioggia, anche ad antichi riti propiziatori. Perché l’acqua, finalmente lo si sta comprendendo, è vita. Infatti intorno a noi ogni elemento si fa siccitoso, fiume-albero-uomo. Con la linfa vitale che fatica a scorrere e rigenerarsi.

Presto diremo “finalmente una bella giornata” quando, seppur sempre più di rado, sentiremo l’odore della pioggia e il suo scroscio.

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Suona strano, la “Cometa di Neanderthal”.

Ma risulta addirittura incredibile che noi umani, della specie “Sapiens Sapiens”, possiamo vedere, in questo inizio di febbraio 2023, il passaggio di una cometa vista dai nostri “cugini” di Neanderthal ben 52000 anni fa.

Soprattutto fa girare la testa e i nostri pensieri piccoli vedere polvere di stelle tanto lontana. Non solo nello spazio ma anche nel tempo. Con quella scia verde visibile per qualche notte nei pressi della Stella Polare. A raccontarci di noi, di quando eravamo davvero “piccoli”.

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Nonostante l’uomo distrugga, la primavera ricomincia a sbocciare vita, continuando il suo mestiere.

Comprenderemo mai, noi umani, il nostro di mestiere?

Ps: e intanto, undici le “primavere” di questo blog…

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Graffito dell’artista afghana Shamsia Hassani

Tutto è drammatico a Kabul.

È drammatico il bilancio degli annunciati attacchi terroristici all’aeroporto.

È drammatico il tentativo disperato di salire su uno degli ultimi aerei in uscita dall’Afghanistan.

È drammatico partire, lasciando tutto.

È drammatico restare, perdendo tutto.

È drammatico assistere ancora una volta ad un’umanità di “sommersi e salvati”.

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10 agosto, notte di San Lorenzo. Notte di stelle cadenti, in realtà detriti incandescenti di cometa, e di desideri.

Così le meteore Perseidi fanno sognare l’uomo. Occhi puntati al cielo, sguardo in ascolto profondo di sé.

Teneri tentativi umani di riconnessione cosmica.

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Sebastião Salgado durante la lavorazione del documentario “Il sale della terra” di Wim Wenders

Nella giornata mondiale dell’ambiente sono auspicabili meno parole e più sguardi. Di autentica attenzione al pianeta nostro.

Perché, come dice il fotografo Sebastião Salgado, “L’uomo è l’animale più crudele ma capace di elevarsi sopra se stesso”. E lo ha magistralmente raccontato nel superbo poema visivo “Il sale della terra” realizzato col regista Wim Wenders. In cui l’affetto sacrale e commovente per l’ambiente diventa pennellata di luce e ombra. A sottolineare quanto l’uomo sia “sale” della terra.

E come tale l’uomo apporta sapidità ai luoghi che abita. Ma proprio lì sta, etimologicamente e anticamente, la saggezza dell’uomo. Che ha il dovere di riflettere su quanto l’eccesso di “sale” possa rendere la terra inospitale.

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Canta bene, in ogni senso, Marco Mengoni, nel suo (ma anche nostro) “Muhammad Ali”:

Bene o male tutti i giorni
Ad incassare la vita sul ring
In piedi come Muhammad Ali
Siamo tutti Muhammad Ali“.

E ripensiamo a quell’uomo, a quell’esempio. Tentando, seppur maldestramente, di imitarlo.

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“Pinguini” di Sebastião Salgado

Riguardando questa famosa foto di Sebastião Salgado ho ripensato alla moria di cuccioli di pinguini.

E non ho potuto che riflettere sul destino inesorabile di tutte le specie viventi.

Un destino intessuto, a trama fittissima, di salti nel vuoto. Con una disperata rete di protezione, a maglia larghissima.

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La notizia che la marcia dei pinguini sia stata quest’anno una strage di cuccioli, con ovvie conseguenze sul futuro della specie, mi ha fatto pensare alla nave di bambini migranti, molti dei quali sbarcati soli. Dopo un viaggio lungo e rischioso. Come quello dei piccoli pinguini.

Da una parte una natura aspra, complice l’uomo. Dall’altra un mondo sottosopra, ancora complice l’uomo.

Con gli ultimi nati ad arrancare a fatica nella corsa alla sopravvivenza. Siano essi pinguini o bambini.

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Renato Guttuso, “La Crocifissione”, dettaglio – 1942

Elì, Elì, lamà sabactàni?” –  “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27,46)

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