Buon Compleanno Italia! 150 anni dall’Unità, vestita dal tricolore, la Penisola è superbamente bella nei suoi colori, come la Beatrice raccontata da Dante nel canto 30° del Purgatorio: “sovra candido vel cinta d’ulivo / donna m’apparve, sotto verde manto / vestita di color di fiamma viva”. Furono proprio questi versi ad ispirare, in parte, gli ideatori del tricolore, due studenti patrioti, Zamboni e De Rolandis. E se i colori, verde-bianco-rosso, rimandano in Dante alle tre virtù teologali, speranza-fede-carità, nella nostra bandiera, nei dichiarati intenti di chi la pensò, rimandano anche al paesaggio italiano della macchia mediterranea e delle Alpi, nonché al sangue sparso per l’Unità.
Proprio questi colori, e il loro diffondersi per l’Italia tutta, sono stati il trade d’union di questi 150 anni di Unità. A partire dal cibo, basilico-mozzarella-pomodoro, a formare il nostro piatto più conosciuto al mondo, la pizza.
Ed è rigenerante soffermarsi a pensare, tanto di più in questo tempo storico, che questi colori si sono sempre distesi, nella loro luminosità e forza, per tutto lo Stivale, dal bianco del Monte Bianco, appunto, al verde delle colline toscane, al rosso lavico del Vesuvio. Insieme a monumenti-simbolo che sono di noi tutti, e non solo del luogo che ha avuto la fortuna di vederne i natali, dal Colosseo al Maschio Angioino, dalla Mole Antonelliana al Duomo di Firenze, dal Ponte di Rialto alla Torre di Pisa, solo per citarne alcuni.
Ma se paesaggi e monumenti risalgono alla storia più antica dell’Italia, sono gli uomini ad aver scritto questi 150 anni d’Unità, a partire dai “3 moschettieri”, Mazzini-Cavour-Garibaldi, insieme al “re galantuomo” Vittorio Emanuele II, il verde speranzoso della “Giovine Italia”, il bianco canovaccio diplomatico su cui l’Italia venne scritta, il rosso delle azioni pronte e coraggiose. Colori che mescolano il Sud al Nord, l’Est all’Ovest, attraverso gli uomini, in un elenco solo campionario per nulla esaustivo, che hanno reso orgoglioso il Paese di fronte al Mondo con l’assegnazione dei Nobel, dai fisici Marconi e Fermi e Rubbia, ai poeti Carducci, Deledda, Pirandello, Quasimodo, Montale, dal “giullare” Dario Fo alla scienziata Rita Levi Montalcini. O che ci hanno fatto tifare per poi commuoverci vedendoli sul podio, da Berruti a Mennea, dai fratelli Abbagnale alla quattro volte campione del mondo Nazionale di calcio, dalla Vezzali alla Pellegrini.
E che dire di chi ha portato in patria l’ambito Oscar, da De Sica coi suoi racconti di “ladri” e “sciuscià” a Fellini coi suoi sogni “amarcord”, dalla “rosa tatuata” Anna Magnani alla “ciociara” Sofia Loren, fino al Roberto nazionale de “La vita è bella”? E due fotogrammi di pellicola fanno ormai parte della memoria collettiva italiana, la corsa di Anna Magnani falcidiata dai tedeschi in “Roma città aperta” di Rossellini e l’entrata di Anita Ekberg, sotto lo sguardo incantato di Marcello Mastroianni, nella fontana di Trevi ne “La dolce vita” di Fellini. Ci hanno fatto sognare e pensare, così come il principe Totò, il camaleontico Gassman, il “borghese piccolo piccolo” Sordi.
Ad altri italiani rendiamo omaggio, perché hanno dato la vita in nome dei loro ideali, da Aldo Moro a Falcone e Borsellino, caparbi nel loro considerare altissimi i colori dell’onestà, il colore degli “uomini per bene”. E poi uomini che hanno incarnato il “valore-lavoro”, da Enrico Mattei coi suoi sogni di energia a Giovanni Agnelli con la nascita della Fiat, insieme a coloro che hanno fatto del loro nome un marchio made in Italy, da Barilla a Cirio, da Ferrari a Mondadori, da Lavazza a Benetton. E ancora, uomini che hanno scritto note superbe, da Verdi con la sua musica magniloquente e patriottica a Puccini con le sue distese romanze, e tenori che le hanno cantate al meglio, da Mario Del Monaco a Beniamino Gigli, da Francesco Tamagno a Luciano Pavarotti. Ma sono state anche le canzonette a distendere i nostri colori, da “O sole mio” a “Nel blu dipinto di blu”, da “La canzone di Marinella” a “Viva l’Italia”. Così come è stata la televisione pubblica a contribuire al diffondersi di una lingua nazionale, al di là dei dialetti, attraverso gli sceneggiati di romanzi cardine della nostra letteratura, da “I promessi sposi” a “Il mulino del Po”, piuttosto che con i quiz resi popolari da Mike Bongiorno.
Colori d’Italia resi vivi da uomini che, con le loro parole scritte, hanno raccontato il mondo, attraverso storie di burattini come Collodi o di “quaraquaquà” come Sciascia, di famiglie come Verga o di coscienze come Svevo, di rivoluzioni come Gobetti o di uomini come Primo Levi, di ricette come Artusi o di ragazzi come Pasolini. Ma questi non sono che alcuni degli scrittori che hanno contribuito a colorare l’Italia, ora con pennellate delicate, ora con tele cariche e graffianti. Così come i nostri artisti, da Boccioni a Morandi, da De Chirico a Modigliani.
E insieme a tutti loro, le donne e gli uomini sconosciuti ma di buona volontà, che hanno lavorato con dignità, reagendo sempre in modo nobile e coraggioso di fronte alle gravi calamità, dal devastante terremoto di Messina del 1908 alla tragedia del Vajont del 1963, come di fronte ai momenti di buio e gravissime perdite umane, dalle Grandi Guerre agli anni di piombo. Donne e uomini che ci hanno resi fieri di essere italiani. 150 anni di passato da salvaguardare e porgere con cura e orgoglio alle generazioni future.
Che lo sventolìo dei colori uniti d’Italia per tutto lo Stivale, insieme alle frecce tricolori, sia un autentico augurio di preservare, tutti insieme, le fondamenta del nostro Paese.
Fratelli d’Italia, l’Italia fa festa. Auguri Italia!
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