Con il Presidente israeliano Shimon Peres se ne va l’ultimo, dopo Rabin e Arafat, dei tre fautori degli accordi di Oslo per la pace in Medio Oriente.
E dire che Peres nasceva politicamente “falco”, pur mutando poi rotta trasformandosi in “colomba”. Fino a vincere il Nobel per la Pace.
La sua mission consisteva in quel disegno, di Pace, per cui sognava-progettava-costruiva. Un’autentica lotta, come spiegò nel suo libro di memorie “Battling for peace“. Una lotta con “armi” in cui credeva profondamente: cooperazione economica, compromesso territoriale, dialogo continuo.
E la visione di un “edificio” che poteva prendere forma. Con inaspettate, perché scartate, pietre d’angolo.
Come solo nel pensiero ostinato di un costruttore di pace.