Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘strage di Via D’Amelio’

Paolo Borsellino dopo l’omicidio del suo amico-collega Giovanni Falcone continuava a ripetere “Adesso tocca a me”. Ed è sconcertante che sentisse così prepotente, incalzante ed improcrastinabile il ticchettìo dell’orologio sulla sua fine imminente. Senza che alcuno, nelle stanze istituzionali, agisse per fermare concretamente quelle lancette.

E così il 19 luglio 1992, a 57 giorni dalla strage di Capaci, l’indicibile avvenne. Un’autobomba con cinquanta chili di tritolo sventrava nella sua esplosione via D’Amelio a Palermo col suo carico umano, il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Tanto resta oscuro. Ed inquietante. A partire dai depistaggi. Posti in opera per occultare altre regie, oltre quelle mafiose, che il giudice Borsellino, sempre più solo, stava comprendendo. Quelle trame di cui forse nella sua “agenda rossa”, subito scomparsa dal teatro della tragedia, aveva intuito e appuntato la devastante portata che potevano avere per l’intero Paese. Decretando così, peraltro consapevolmente e con immane coraggio, la propria fine.

Pubblicità

Read Full Post »

La Fiducia è un sentimento di sicurezza per qualcuno, tale da porsi “nelle sue mani”. È quanto fa Fiammetta, la figlia di Paolo Borsellino nella foto. Che è poi quanto si fa coi propri genitori se si è stati bambini fortunati.

Poi c’è la Fiducia nelle istituzioni, per cui alcuni uomini la rappresentano, credendo nelle istituzioni stesse, giungendo persino a sacrificare la propria vita.

Un audio inedito del giudice è stato da poco ritrovato negli archivi dell’Istituto siciliano di studi politici ed economici, una registrazione di un suo discorso tenuto a Palermo in municipio nel gennaio 1989. Una lucida analisi della Sicilia di quegli anni, di poco precedenti a quella terribile ecatombe, umana e civile, che furono la strage di Capaci e quella di via D’Amelio.

E Paolo Borsellino in tale audio insiste sulla parola “fiducia” legata allo Stato: “Fiducia nello Stato significa anche fiducia in un’efficiente amministrazione della giustizia sia penale, sia soprattutto civile”. In modo da evitare che, continuava, “si perpetui e consolidi il ricorso a un sistema alternativo criminale di risoluzione delle controversie”.

E diventano parole guida ancora per l’oggi, per quel sistema giustizia che arranca, minando la fiducia, appunto, del cittadino nello Stato.

Ecco perché a quel 19 luglio 1992 va sempre tributato un ricordo, umano e civile. Perché in quella via di Palermo trovarono un’orrenda fine un giudice e cinque agenti che rappresentavano la Fiducia nello Stato, credendoci profondamente.

Ps: oggi ricorre anche il ventennale del G8 di Genova, che rievoca altre pagine tragiche e oscure del nostro Paese, con i violenti scontri di piazza e la morte di Carlo Giuliani, nonché gli abusi (quando non torture) della polizia alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto. A proposito di quella Fiducia…

Read Full Post »

Una manciata di settimane, poco meno di due mesi, 57 giorni per l’esattezza, hanno diviso Paolo Borsellino, insieme ai suoi cinque agenti di scorta, da Giovanni Falcone e sua moglie e altri tre agenti.

Dopo “l’attentatuni” di Capaci del 23 maggio 1992, l’inferno di Via D’Amelio del 19 luglio 1992.

Sentiva Paolo Borsellino di essere il prossimo dopo Giovanni Falcone. Sentiva e sapeva. Solo e in attesa. Sapeva e scriveva. Sulla sua agenda rossa. Sparita subito dopo l’esplosione. Non scomparsa, bensì sottratta. Per gli appunti del giudice. Troppo vicini a verità troppo scomode. Forse indicibili.

Eppure solo lo scoperchiamento del vaso permetterebbe autentica memoria di tanto sacrificio.

Read Full Post »

Così tanta paura vi faceva quell’uomo da provocare tale sconquasso?

Read Full Post »

Il giorno della strage di Via D’Amelio a Palermo, il 19 luglio 1992, è stato raccontato così da Manfredi, figlio di Paolo Borsellino, nel libro “Era d’estate”: “Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel “tenere comizio” come suo solito, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione. Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta. Mia madre lo salutò sull’uscio della villa del professore Tricoli, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii”.

E in un universo parallelo il giudice Paolo Borsellino continua a lasciare cicche di sigarette a terra, sorridendo alla sua eroica scorta. Con l’agenda rossa testimonianza presente dei suoi pensieri…

Tutto cancellato invece nell’universo nostro, a quello solo parallelo. In completo sfacelo.

Read Full Post »

Ricordo come allora l’atmosfera di quel giorno. Atmosfera strana, lenta, irreale. Quasi di attesa. Con una luce fredda, lunare. Come se qualcosa di alieno stesse per visitare la nostra quotidianità.

E in quell’afoso pomeriggio di luglio qualcosa di impensabile avvenne. Dopo 57 giorni dalla strage di Capaci si perpetrava un’altra strage, in Via D’Amelio a Palermo. Dopo il giudice Falcone e la sua scorta la mafia uccideva il giudice Borsellino e i suoi uomini. E donne. Morì infatti anche Emanuela Loi, prima donna poliziotto ad essere uccisa in servizio.

In due mesi il nostro Paese perdeva due dei suoi patrimoni migliori, in termini umani e professionali. Fu fatto tutto il possibile per evitare quegli efferati eccidi? Perché i due magistrati furono lasciati soli? E perché Paolo Borsellino dopo l’omicidio del suo amico-collega Giovanni Falcone continuava a ripetere “Adesso tocca a me”? Cosa sapeva che era bene non si sapesse? E perché la sua famosa “agenda rossa” sparì? E perché tanti depistaggi? E perché la verità sembra sempre altrove e di là da venire? Anche dopo 25 anni?

Read Full Post »

Venticinque anni sono trascorsi da questa foto di Tony Gentile, scattata poche settimane prima delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio.

Foto divenuta poi drammatica icona di quanto fossero umanamente vicini e complici i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ricordarli in quel loro dire e sorridere, prima che tutto non fosse più come prima, diventa un modo per testimoniare il loro agire, fatto di passione nella dirittura morale.

Ogni volta che ci penso vengo invasa dal rammarico per la loro potenzialità sospesa in eterno. E dal rimpianto per uno Stato umbratile che fatica a fare luce piena sui perché.

Read Full Post »

Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio e che si porti via quest’afa“, diceva il giudice Paolo Borsellino.

E queste parole sono state scelte nel ventiquattresimo anniversario della strage di Via D’Amelio dal movimento delle “Agende rosse”.

In memoria, ma anche in ricerca continua e mai rassegnata della verità.

Con la speranza che folate di un vento a direzione ostinata e contraria possano scompaginare, infine e finalmente, le antiche trame occulte.

Read Full Post »

borsellino

“Non ho mai chiesto di occuparmi di mafia. Ci sono entrato per caso. E poi ci sono rimasto per un problema morale. La gente mi moriva attorno”.

Paolo Borsellino, magistrato italiano (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)

Read Full Post »

paolo_borsellino_strage_damelio

La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Paolo Borsellino, magistrato italiano (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992).

Read Full Post »

Older Posts »