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Posts Tagged ‘stagioni’

Sarà il procedere dei cambiamenti climatici, sarà la chiusura definitiva delle mezze stagioni, sarà la liquidità del tempo stesso, ma ottobre non sembra più tale.

Ottobre era il sinonimo di castagne, funghi, ombrelli, stivali, maglioni. E il sole pronto a traslocare il proprio calore sull’altro emisfero.

Invece oggi, a dispetto del calendario, da ogni dove occhieggiano tessuti estivi e pelle scoperta. Con i gelati a farci ancora compagnia.

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“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno.”

Ennio Flaiano

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Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti è terra rossa dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo. È un cielo sempre tenero e maturo, dove non mancano – tesoro e vigna anch’esse – le nubi sode di settembre. Tutto ciò è familiare e remoto – infantile, a dirla breve, ma scuote ogni volta, quasi fosse un mondo. 
La visione s’accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena favolosa in attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono. Qualcosa d’inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro. Basta pensare alle ore della notte, o del crepuscolo, in cui la vigna non cade sotto gli occhi e si sa che si distende sotto il cielo, sempre uguale e raccolta. Si direbbe che nessuno vi ha mai camminato, eppure c’è chi la lavora a tralcio a tralcio e alla vendemmia è tutta gaia di voci e di passi. Ma poi se ne vanno, ed è come una stanza in cui da tempo non entra nessuno e la finestra è aperta al cielo. Il giorno e la notte vi regnano; a volte vi fa fresco e coperto – è la pioggia -, nulla muta nella stanza, e il tempo non passa. Neanche sulla vigna il tempo passa; la sua stagione è settembre e torna sempre, e appare eterna.

Da “La vigna” di Cesare Pavese

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Continua a piovere.

Come se anche le stagioni, in questo strano tempo, fossero confuse.

Con le coordinate di riferimento sbiadite, opache, dilavate.

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A segnalare l’arrivo dell’inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. E’ il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola e breve coda sempre portata all’insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d’argento: è con questo che chiama la neve.

Mario Rigoni Stern, da “Stagioni”.

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“Restano nella memoria i crostacei mangiati crudi con il succo dei limoni dei pescatori di Gallipoli; il sole e l’estate; i campi mietuti, gli uliveti e i muri di pietre grigie che delimitavano i confini delle masserie che, intorno, avevano grandi spazi. […] Le torri di guardia lungo quel mare profondamente azzurro mi facevano sognare che in qualcuna sarebbe stato bellissimo passare un’estate. Ma anche tutta la vita, che non sarebbe stata dura con quel mare davanti, con quel retroterra di frumenti ed ulivi. Lì con un centinaio di libri, un bell’orto, un piccolo frutteto con aranci e mandarini.”

Mario Rigoni Stern, da “Stagioni”.

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