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Strane Olimpiadi quelle della trentaduesima edizione. A partire dalla data-brand, “Tokyo 2020”, nonostante si svolgano nel 2021. Quasi un refuso. Una gara sì, ma col Tempo.

Peraltro è la prima volta in cui le Olimpiadi sono rimandate ma non cancellate, come successe invece durante i conflitti mondiali. Seppur per le Olimpiadi di Anversa 1920, in Belgio, si andò vicino alla situazione odierna, e proprio per una pandemia, all’epoca la “spagnola”. Corsi e ricorsi storici.

Altra novità, non c’è pubblico. Per ovvie misure anti-contagio (sebbene le partite degli Europei di calcio…). Chissà se e quanto influirà sulle prestazioni sportive il silenzio dagli spalti. Forse ne studieranno i sociologi del futuro.

Che dire poi dei numeri? L’attenzione non sarà volta solo al pallottiere delle medaglie, ma, ahinoi, anche a quello dei contagi.

Però, come ci ha insegnato Pierre de Coubertin, “l’importante non è vincere ma partecipare“. E forse per questa strana Olimpiade sarà ancora più vero.

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Usare la foto di Anna Frank per recare offesa all’avversario sportivo è l’ultima deriva folle di una folle società alla deriva.

Una società che si nutre, o meglio sopravvive, di pane e circo. Pensando che la poesia non dia pane. Già. Perché dà molto di più. Qualcosa che viene prima del pane. Perché prima della bestia che mangia c’è l’uomo che pensa.

Rendere epiteto offensivo l’immagine di una ragazzina che, insieme a milioni di persone, non ha potuto vedere se stessa fiorire per un diabolico progetto di sterminio, ti rende incredulo. Poi ti accappona la pelle. Solo in un terzo momento ti poni razionali domande: “Di chi sono figli costoro, geneticamente e socialmente?”, “Quanti e quali libri non hanno mai letto?”, “Quanto ignorano di Anna Frank, del secolo breve e del caduco umano percorso?”.

Razza davvero barbara quella umana.

E dire che Anna Frank scriveva: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.

Ma nell’affermare che siamo tutti Anna Frank rischiamo di raccontare l’accaduto solo nell’acqua smossa di superficie. Perché tanti ancora non hanno neppure sfiorato il suo doloroso vissuto. E tutti noi continueremo solo per difetto ad avvicinarci al suo più interno vissuto.

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Che “Fair Play” possa essere la parola d’ordine per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. E non solo.

Il mondo tutto lo richiede.

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tennis_pennetta_vinci

E’ suonata la campanella di un nuovo anno scolastico.

Il mio augurio a tutti gli studenti è che prendano “lezioni”, poco private e molto pubbliche, da quei giovani italiani che in questi giorni hanno tenuto la scena, non in un reality ma nella realtà, fatta non di scorciatoie ma di passi sudati. Giungendo al traguardo non per conoscenze altrui ma per meriti propri, e sorridendo infine per sacrifici continui e non sempre premiati.

Il mio augurio, a chi ha appena cominciato la scuola, e un po’ a tutti noi, è quello di giungere a personali e gratificanti vittorie come è accaduto in questo weekend a Flavia Pennetta, a Roberta Vinci, a Fabio Aru, alla squadra italiana di ginnastica ritmica. Loro hanno fatto di una racchetta, di una bicicletta, di un nastro il proprio strumento di ascesa. Pur nella diversità degli strumenti, perseveranza e fatica li hanno guidati. Con esiti strepitosi.

Chapeau!, come dicono i miei studenti.

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Olimpiadi_Sochi

Si aprono domani i XXII Giochi olimpici invernali, a Soči sul Mar Nero.

Prima manifestazione olimpica ospitata dalla Russia, risulta quella più costosa di sempre per i costi di realizzazione di infrastrutture e impianti utili alle competizioni, che si svolgeranno dal 7 al 23 febbraio. Ma sono soprattutto le misure di sicurezza ad essere senza precedenti, per il timore di possibili attentati. In effetti i 37mila addetti alla sicurezza, l’accesso limitato ai veicoli autorizzati, satelliti e droni a sorvegliare dal cielo, batterie di missili terra-aria fanno di questa edizione dei Giochi la più blindata della storia.

Andiamo però alle curiosità. Le mascotte sono tre animali, l’Orso bianco, la Lepre e il Leopardo delle nevi. Lo slogan del logo è “Gateway to the Future” (Accesso verso il Futuro) per indicare la speranza che queste Olimpiadi possano essere per la Russia un trampolino di lancio per le future generazioni. Infine il motto di questi Giochi è “Hot.Cool.Yours.” (Caldo.Freddo.Tuo.), identificando con la parola “hot” l’intensità delle gare e la passione degli sportivi, oltreché individuare la città di Soči, posta a sud della Russia, con la parola“cool” gli stessi Giochi olimpici invernali e la percezione di “glaciale” come viene comunemente intesa la popolazione russa, e con il termine “yours”  il coinvolgimento personale di ogni singolo spettatore.

E allora pronti sulle piste, ai nastri di partenza. E che Giochi di Sport siano, con la Politica a riposo.

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