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Posts Tagged ‘sogno’

Fazzoletto di Elena Braghieri per Massimo Alba

Il mare senza fine steso al vento.

Un incongruente abbigliamento,

solo all’apparenza senza senso.

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Cosa fai?”

“Mi sono chiuso fuori”.

“E perché?”

“Così sto dentro”.

In questo breve scambio di battute tra Angela e Artemio nel film “Il ragazzo di campagna” sta racchiusa tutta la comicità surreale di Renato Pozzetto. A cui si aggiunge il suo sguardo trasognato e la grazia poetica con cui porge le parole. Da attore, da cabarettista, da cantante. Da solo o in coppia con Cochi Ponzoni.

E adesso, che di anni ne ha appena compiuti ottanta, “il ragazzo di campagna” è ancora uguale a se stesso, seppur la chioma sia argentata e qualche ruga solchi il volto. La surrealtà di cui è sublime interprete continua ad essere cadenzata da gestualità delicata e parole lievi. Facendo ancora credere al suo pubblico che

E, la vita la vita
e la vita l’è bella, l’è bella
basta avere l’ombrella, l’ombrella
ti ripara la testa,
sembra un giorno di festa“.

Auguri Renato!

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Quando si ha voglia di neve senza coinvolgere cielo e terra ma solo pensiero, nulla di meglio di una “boule de neige”.

E il mondo piccolo della palla di vetro, con una semplice scossa, si fa immenso e bianco e incantato.

Regalandoci, senza addormentarci, la sensazione del sogno. E del possibile.

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Cinquant’anni fa, il 4 aprile 1968, veniva ucciso Martin Luther King.

Ma il suo “sogno” continua ad essere attuale, specie in un tempo storico in cui le differenze sono ancora una volta divisive.

“Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione.”

“Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza.”

“Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.”

” Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.”

“Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.” 

Dal discorso di Martin Luther King tenuto a Washington il 28 agosto 1963 in occasione della “Marcia per il lavoro e la libertà”.

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Papa

Papa Francesco, ricevendo il Premio “Carlo Magno”, si è chiesto: “Che cosa ti è successo Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?“.

Unfortunately, umanesimo è parola dimenticata, i diritti latitano, i poeti sono in esilio.

E ciò che conta sono interesse, bilancio, burocrazia. In un unico termine, business. Che, quasi sempre, è “guardare all’oggi per sé”.

Tenendo così sempre più lontane quelle parole che non sono solo umanistiche, ma prima di tutto umane: speranza, accoglienza, sogno.

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Glenn Frey è stato uno dei membri fondatori del gruppo musicale country rock degli Eagles.

Nella loro produzione è diventata famosissima la canzone “Hotel California”, Grammy Award nel 1978.

Una canzone che ci ha fatto ballare. E sognare. E viaggiare.

Al punto da immaginarci quasi reale l’Hotel California. Su quelle note di sole, un sole lontano ma possibile. Un giorno, nel nostro intimo Ovest.

Grazie Glenn.

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Scompariva 25 anni fa, il 23 gennaio 1989, Salvador Dalì.

Personalità geniale, sempre pronto a stupire con la sua estrosa e creativa capacità di vedere “altro”, spiazzando chi guarda le sue opere.

Anche solo il suo baffo, allungato in modo tale da renderlo infinito, racconta il mondo immaginifico di un artista che ha fatto del Surrealismo il suo manifesto programmatico. Sogno, inconscio e libertà sono infatti le sue parole guida.

Rinomato per i suoi dipinti folli e visionari, Dalì creò le ‘immagini doppie’, cioè un oggetto che può essere visto sia per se stesso che come parte del tutto. Così le farfalle, per esempio, si fanno vele regalando leggerezza all’andare della nave.

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E’ stato il più grande chitarrista di tutti i tempi.

E a settant’anni da quella mitica nascita, Jimi Hendrix continua ad essere “La chitarra”.

Quella musa-compagna di cui diceva: « Un giorno anche la guerra si inchinerà al dolce suono di una chitarra ».

Che non rimanga un sogno è la nostra speranza di realtà.

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