Oltre ad essere uno scrittore da Pulitzer, con la capacità rabdomantica di cogliere la fragilità del sogno americano, Sam Shepard era anche un bravo attore. Uno di quelli, rari, che danno luce a chi gli recita intorno, sottraendosi pur essendoci.
Per questo Sam Shepard mi piaceva. Mi restituiva l’idea di un uomo per bene, sensibile, bello davvero. Forse anche in virtù dei suoi conflitti interiori, a cui cercava di venire a patti senza le esternalizzazioni, quelle attorali davvero, del nostro consumato tempo.
E lo faceva, oltre che con segni grafici di indubbio valore, anche con gesti semplici di umano valore.