
Cara Alessandra Moretti,
rivendichi il diritto, per le donne che sono in politica a sinistra, di “essere belle, brave, intelligenti ed eleganti“, criticando lo stile Rosy Bindi, perché “mortificava la bellezza“. E dopo aver discettato sulle tue visite dall’estetista (ma ti resterà un po’ di tempo per frequentare l’europarlamento di cui sei deputata?), concludi la tua intervista al CorriereTv definendoti con orgoglio “Ladylike“.
L’autentica Ladylike, onorevole Moretti, è però una “signora”. Ovvero colei che mai tratterebbe pubblicamente dei temi su cui ti sei intrattenuta tu. Dimenticando forse che, in qualità di candidata alle primarie per la corsa alla presidenza della regione Veneto, agli elettori veneti interessa sapere di più intorno alla manutenzione della Regione che non alla manutenzione tua.
A sinistra rischi di seminare imbarazzo (in aggiunta al panico ormai crescente intorno ad argomenti sensibili, leggi lavoro martoriato ed evasione mai citata). Infatti il filosofo Massimo Cacciari, a cui mi associo, ha dichiarato: “Io dovrò votarla in Veneto se sarà candidata del Pd. Ho sempre votato a sinistra. Cosa volete che io voti? Zaia? Ma ciò non toglie che sono un po’ imbarazzato dalle parole della Moretti. Questo insistere sulla cura del corpo e il modo in cui si dicono queste cose sono berlusconismo puro. Dietro tutto questo c’è una cultura che non è cultura. La politica ormai è allo sbraco. In questi 20 anni sciagurati si è perso il gusto per ciò che è bello veramente, c’è stato un crollo estetico, etico-culturale e la Moretti è un sintomo non la causa”.
Concludo Alessandra, felice di posticipare (ma forse non per tanto?) mie eventuali scelte elettorali. Anche perché in taluni casi il suggerimento montanelliano di turarsi il naso non serve neppure più. Soprattutto se intorno a noi si aggira una Ladylike che, per sentirsi più “bella, brava, intelligente ed elegante”, ha chiesto all’estetista di rovesciarle addosso un intero flacone di parfum. Ladylike, of course.
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