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Posts Tagged ‘silenzio’

Mattina speciale di scuola.

Cioè, ogni mattina di scuola è speciale. Ma a volte accade che entri prepotente in classe “il giallo dei limoni”. E allora siamo proprio nel “miracolo montaliano”. Un po’ metafisica, un po’ cuore. Tenuti insieme dalle connessioni.

È successo qualche giorno fa. Volendo procedere con un percorso sulle città, antiche e futuribili, orizzontali e verticali, decido di inserire lo “straordinario” con Venezia, arte e acqua in un racconto unico. E scelgo di condividere con la “mia” classe prima liceale (due dozzine di “bimbe” e “bimbi” di pensiero e bellezza in crescita) il poetico documentario “Molecole” di Andrea Segre, che consiglio a tutti per riconnettersi coi ricordi e il silenzio e il fluire di un tempo più lento e liquido.

In connessione speciale tra di noi, abbiamo sfiorato il senso del Tutto e del Bello, con un battito cardiaco che fotogramma dopo fotogramma decelerava e un respiro che si faceva più pieno. E al termine ci è stato sufficiente guardarci, rimanendo in silenzio.

E la lezione/ connessione /mattina si è fatta speciale. Tra noi “molecole”.

Ps: ciliegina sulla torta, una foto sulla “città sensoriale” che mi giunge in mail al pomeriggio dal mio studente occhi-azzurri-curiosi-del-mondo Angelo (di nome e di fatto), per condividere il senso, ancora una volta pieno, oltre le lezioni cattedratiche, dello scambio intorno al sapere, che è sale, cioè sapore…

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Premesso che da giorni in tanti si ha il mare scuro e luttuoso di Cutro in testa e nel cuore.

Premesso che ogni parola a riguardo sembra insufficiente e irrispettosa.

Premesso che la presenza silenziosa (vedi Presidente Mattarella) è spesso l’unico modo per esserci davvero.

Premesso che ciascuno è libero di esprimersi (senza fastidiare gli altri), anche per festeggiare il proprio genetliaco.

Una semplice domanda. Era proprio necessario, nei giorni dolorosi di Cutro, esercitarsi in un karaoke social di privato compleanno, da rappresentante (con carica pubblica che non va a riposo, né serale né festivo) delle istituzioni?

Less is more. Affinché a “cantare” siano intelligenza ed eleganza. Almeno in certe occasioni.

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Un mio allievo di quest’anno scolastico tanto particolare, un cucciolo di tre lustri alquanto curioso su quanto circuita intorno a lui, in un percorso su Battiato ha scelto “Summer on a solitary beach”, con tale motivazione: “Mi porta su una spiaggia, ma silenziosa, e sento che questo è ciò di cui ora abbiamo bisogno“. Chapeau.

Come a dire che necessitiamo, dopo una lunga e tormentosa cattività, di spazi in cui l’orizzonte sia posto su un lontano e aperto fondale, ma senza il sottofondo caciaro tipico di una spiaggia estiva. Quasi che risulti piuttosto complicato, almeno per ora, riappropriarsi in un sol colpo di spazio e di relazione.

Ecco perché dedico a tutti noi, naufraghi di lungo corso, questa chicca di Franco Battiato. Con l’augurio di ritornare dagli altri solo dopo essere tornati a noi stessi.

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Edward Hopper – “Cape Cod Morning” (1950)

Il tempo dell’attesa e della solitudine, ahinoi, continua.

Prolungato. Esasperato. Spietato.

Un nastro che continua inesorabilmente a srotolarsi, pur stando drammaticamente fermo.

Come in un quadro di Edward Hopper, noi umani ci ritroviamo spodestati dal consueto ruolo di attori in perpetua parola. Ridotti ormai a silenzioso fondale scenico.

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Intanto c’è silenzio.

Nessuna campanella di scuola a segnare la fine dell’anno di scuola. Nessun vociferare di studenti a sciamare in ogni dove negli istituti scolastici per salutare, abbracciare, scappare. Nessun rito acquatico-sciamanico all’uscita per la purificazione dai giorni infiniti, troppo presto finiti, trascorsi sui banchi.

E ogni prof, e ogni studente a rimanere solo con sé stesso. Gli occhi fissi non nell’altro in un arrivederci ma nello schermo di un computer che è divenuto muto, dopo aver fatto la sua parte per più di tre mesi. Lunghi, tristi, pesanti. Virali. Aggettivo che si è rivelato nelle sue spire più drammatiche e impensabili.

Davvero strano questo ultimo giorno di scuola nel tempo Covid19. Come se l’emergenza avesse fatto appunto emergere, dal fondo di ciascuno, le paure più recondite, antiche, ancestrali. Sogni divenuti incubi. Con la scuola, tutta, improvvisamente sparita. Una storia degna di Stephen King.

Solo silenzio. Ma non quello successivo all’animato abitare delle aule. Questo è un silenzio solo. Che fatica, persino lui, ad esplicare il suo ruolo. Perché non riecheggia, se non come un’eco lontana, la parola “vacanze”.

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Piazze senza presenza umana alcuna.

Unico suono quello liquido delle fontane.

Quasi non luoghi. O luoghi metafisici.

Giorgio De Chirico, “Piazza d’Italia” – 1948

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Un tempo c’era l’inverno.

Era scuro, freddo, silenzioso, nevoso.

Adesso, eccetto per le ore prescritte di buio, sembra una stagione nuova, nel senso di aliena. Con acqua, improvvisa e tanta, bufere estemporanee di vento, temperature di un perenne autunno, e la neve ormai solo più sognata dalla terra e dall’uomo.

Con le volpi residuali a chiedersi se hanno smarrito la strada.

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Ci sono giorni in cui una serie di circostanze fortunate mi regala la sensazione inebriante di fare il bagno di mare come fossi in un acquario senza pareti.

Solo luce in caduta libera a perpendicolo, pesci cangianti in ogni dove e sguardo che si fa blu oltremare.

Semplicemente ringrazio. In un silenzio sacrale.

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Il film non l’ho visto. Non ancora.

Ma ciò che mi ha incantato è stata la locandina. Minimale, poetica e bellissima.

Il trailer poi mi sembra un invito ghiotto ad un’immersione in una particolare bolla di sguardi condensati sul mondo. In un silenzio terso di cui sentiamo, da troppo tempo, la mancanza.

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Come sarebbe vivere su un mondo-pesce?

Avremmo forse di più di quanto non sembra mai dover venir meno. E che invece sta diventando raro e prezioso.

Più acqua, più orizzonte, più silenzio.

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