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Posts Tagged ‘serie televisiva’

Surrealtà allo stato puro. Un “The Truman show” quasi in diretta. Al punto da rischiare di confondere i piani.

“Servitore del popolo”, la serie televisiva con cui Zelensky attore si è fatto conoscere al mondo e grazie a cui è diventato Presidente dell’Ucraina, è ora in onda su La7. Da vedersi. Perché è una capriola di vertigini. Specie ora che Volodymyr Zelensky è anche altro.

La serie racconta un’idea già sfruttata: un uomo qualunque, qui un professore di storia, viene eletto inaspettatamente Presidente del proprio Paese, con la possibilità di porre finalmente in atto quanto spiegava ai suoi studenti e che ogni popolo sogna. Eliminare ogni corruzione (e corruttore) nella “stanza dei bottoni” e diventare “Servitore del popolo”.

La prima vertiginosa capriola si prova vedendo gigioneggiare sul set l’attore Zelensky in abiti di scena, lo stesso che oggi vediamo a tratti giganteggiare sul set reale e mondiale in abiti militari difendendo eroicamente il suo Paese invaso e bombardato e depredato dalla Russia.

La seconda vertiginosa capriola si prova realizzando che Zelensky, il quale nella serie finge di diventare Presidente ucraino, è divenuto poi realmente Presidente ucraino con il settanta per cento di voti a favore del suo partito, “Servitore del popolo”, manco a dirsi. Così Zelensky si è trasformato nel suo personaggio televisivo, a tal punto da poterlo sostenere anche fuori dal set. Col plauso plurale del suo popolo.

La terza e mirabolante capriola si fa quasi in diretta. Partecipando, in tale smistamento di piani, al salto temporale e materiale tra l’iniziale Zelensky attore, leggero e predittivo, e l’attuale Zelensky Presidente, ahinoi drammatico e sotto attacco. Con due stature morali non comparabili, sia per la diversa altezza dei ruoli (seppur identici) che per la finzione insita in uno di questi. Seppur in entrambi i piani sia comunque “Servitore del popolo”. O meglio, resista tale.

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Un regalo atteso e assai gradito per i cultori della materia.

Perché ritrovi le atmosfere, i personaggi, le stanze, i pensieri che hai amato nella serie televisiva britannica ambientata nello Yorkshire durante il regno di Giorgio V. Anche se.

Anche se è assente del tutto l’intreccio, ora giallo ora rosa, che ha reso “Downton Abbey” un vero oggetto di culto. E le relazioni, prezioso tessuto di trama della famiglia Crawley e dei loro domestici, sono nel film appena accennate. Quindi incomprensibili ai non “addetti ai lavori”, che possono al più godere di un bell’affresco d’epoca.

A noi orfani della serie vincitrice di tre Golden Globe e quindici Emmy, il film rischia di farci rimpiangere i colpi di fioretto che venivano continuamente tramati nell’ombra. Sia nei piani alti che in quelli bassi. Ricordandoci che l’Uomo è, ben oltre il suo stato sociale.

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Non so voi, ma io adoro, I love, la serie televisiva “Downton Abbey“.

Mi sono interrogata sul perché. Sicuramente la mia anglofilia gioca la sua parte. E l’ottima recitazione insieme all’ambientazione d’effetto fanno il resto. Però ho capito che io amo actually quei modi di rivolgersi gli uni agli altri. Con i quali, anche ai cosiddetti “piani bassi”, si era soliti comunicare, ovvero senza la truce volgarità di questi tempi barbari. In cui ad ogni parola si intercala una scurrilità, ormai sdoganata ovunque.

Ecco perché mi piace “aggirarmi” per quella dimora, origliando i loro discorsi. In punta di piedi, per non disturbare neppure la cucina in cui si serve, anche lì in maniera impeccabile, una tazza di tè. English, of course.

Ps: la colonna sonora è la ciliegina su questa sontuosa cake

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