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Posts Tagged ‘sequestro e uccisione Aldo Moro’

Prima di scriverne ho dovuto metabolizzarlo. Fin dalla sua inquietante e geniale locandina: uno scudo crociato, quello della “Democrazia Cristiana”, fatto di rose e spine. Quasi una croce da portare per Aldo Moro, come in effetti nel film si vede per qualche fotogramma.

Vent’anni dopo quel capolavoro che è stato ed è “Buongiorno, notte”, Marco Bellocchio è tornato “sul luogo del delitto”. Rivisitando la dolorissima vicenda Moro da un altro punto di vista rispetto al suo primo film.

Se là era il nascondiglio/cella in cui lo statista fu prigioniero dei Brigatisti Rossi, con un futuribile, seppur impossibile, buon finale, qui è “l’esterno” appunto a raccontare quel sanguinario e folle evento della nostra Repubblica, improvvisamente ritrovatasi nella sua “notte” più lunga e incomprensibile e lacerante.

Ed ecco allora i dissidi interni ed interiori nei partiti italiani, primo tra tutti la “Democrazia Cristiana”, le poco chiare ingerenze straniere, lo strazio riservato e silenzioso della famiglia Moro, le lotte intestine tra gli stessi terroristi intorno alla delittuosa scelta finale. E i tentativi, apparentemente numerosissimi, di salvare il Presidente della DC, dopo che già i cinque uomini della sua scorta avevano pagato un prezzo altissimo per difenderlo. Ma tentativi più di facciata che di sostanza, come se tutto, inspiegabilmente, fosse già scritto. In breve e amaramente, come esprime Bellocchio con lucida chiarezza nelle note di regia, “quell’uomo, come Cristo, ‘doveva morire’. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma nella mente degli italiani”.

Quindi il finale, seppur per qualche attimo sognato ancora possibile di un Moro libero come fu pienamente in “Buongiorno notte”, non può che chiudersi con quell’immagine terribile e storica della Renault rossa col corpo di Aldo Moro insieme alle sue stesse parole dell’ultima lettera alla sua Noretta e ai figli in cui dice: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo“.

Parole che ogni volta commuovono, ponendoci di fronte al mistero di quel sacrificio. Politico, ma soprattutto umano.

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Simili per un credo etico raro, uniti in un destino crudele.

Aldo Moro e Peppino Impastato il 9 maggio 1978 vengono trovati uccisi. Il politico illuminato fu “giustiziato” dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia, il giornalista coraggioso fu assassinato con una carica di tritolo dalla mafia.

C’è una poesia di Impastato che sembra rendere omaggio, a meno di “cento passi”, all’onorevole Moro, descrivendo un abisso. Quello che entrambi sono stati costretti a vedere e a subire. Idealmente a pochi passi l’uno dall’altro. Nelle stesse identiche ore.

I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi
fissi nell’abisso.”

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Ritrovamento-del-corpo-di-aldo-moro

La foto della Renault 4 col portellone aperto del bagagliaio a mostrare il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro resta nella storia d’Italia come una delle pagine più drammatiche e oscure della nostra Repubblica.

In modo tanto sanguinoso si concluse il 9 maggio 1978 il cosiddetto “affaire Moro”, iniziato la mattina del 16 marzo col sequestro a Roma dell’onorevole e l’uccisione dei cinque agenti di scorta da parte di un nucleo armato delle Brigate Rosse.

Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto “Tribunale del Popolo” istituito dalle Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Aldo Moro fu ucciso.

Un film che ha reso bene il punto di vista dei prigionieri, compreso lo scrupolo di coscienza di alcuni di loro, e il dramma umano vissuto da Moro, magistralmente interpretato da Roberto Herlitzka, è Buongiorno, notte, di Marco Bellocchio. Con un titolo che già sottolinea la fatica di far convivere gli opposti.

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