Le intuisco, odorandole, già da lontano. Come un cane da caldarroste. E’ il profumo di fuoco a segnalarmi la loro presenza.
Avvicinandomi all’oggetto del desiderio, è il loro crepitìo di camino ad affascinarmi.
Quando poi entrano nel mio campo visivo mi incanto di fronte a quel punto di marrone che si snerva fino a fendersi, arrendendosi, per mostrare il suo contenuto giallo zafferano.
Quello è il momento in cui toglierle dal fuoco, avvolgerle in un panno caldo e quasi immediatamente scaldarsi le mani con una di loro, diventando così giocolieri di se stessi nel togliere la buccia evitando di bruciarsi.
Dipende poi dalla gola e dal suo grado di peccato l’attimo in cui decidiamo di avvicinarci a lei, tentando di addentarla, soffiandola, e poi infine gustando la croccantezza di quella farinosa delizia del bosco. Che piacere antico, e pur sempre nuovo…