La nomina di Liliana Segre a senatrice a vita muove riflessioni sul legame imprescindibile tra forma e contenuto.
Qui la forma, il titolo di componente del Senato italiano, è alta e finalmente giunge in chi, Liliana Segre, è da sempre portatrice di un contenuto altissimo, vibrante di testimonianza diretta su quell’orrore indicibile che è stata la Shoah. E non solo, perché la neo senatrice Segre ha speso la propria esistenza per raccontare ciò che è stato, in nome di una memoria sempre viva. Il “Binario 21” della Stazione di Milano non è che l’esito pubblico più evidente.
Di fronte a tale, limpida e superiore, corrispondenza tra forma e contenuto non si può omettere di pensare a quanto lo Stato italiano, anche quando attento alla forma, sia glissante se non silenzioso di fronte al dilagare di certi contenuti. Non poi tanto diversi, come ha ricordato Segre, da quelli che hanno condotto all’Olocausto, e ancor prima alle leggi razziali. Sottoscritte anche dallo Stato italiano. Sob.