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Posts Tagged ‘scuola’

errori

Se metà classe di una prima liceo scrive “percuotere” con la “q” (sob!), chi è autorizzato a “percuoterla” con un immaginario “scudiscio” (ancora e ovviamente con la “q”, doppio sob!) affinché sia più “efficiente” (senza “i”, ça va sans dire…)?

Ps: Non pensiate che la soluzione del problema sia la semplice “evacuazione” della classe stessa. Potreste sorprendervi o addolorarvi (dipende dai propri punti cardinali) scoprendo che il verbo “evacuare” è composto, sempre per metà classe, di “acqua”. Quindi immaginatene la grafia…

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tennis_pennetta_vinci

E’ suonata la campanella di un nuovo anno scolastico.

Il mio augurio a tutti gli studenti è che prendano “lezioni”, poco private e molto pubbliche, da quei giovani italiani che in questi giorni hanno tenuto la scena, non in un reality ma nella realtà, fatta non di scorciatoie ma di passi sudati. Giungendo al traguardo non per conoscenze altrui ma per meriti propri, e sorridendo infine per sacrifici continui e non sempre premiati.

Il mio augurio, a chi ha appena cominciato la scuola, e un po’ a tutti noi, è quello di giungere a personali e gratificanti vittorie come è accaduto in questo weekend a Flavia Pennetta, a Roberta Vinci, a Fabio Aru, alla squadra italiana di ginnastica ritmica. Loro hanno fatto di una racchetta, di una bicicletta, di un nastro il proprio strumento di ascesa. Pur nella diversità degli strumenti, perseveranza e fatica li hanno guidati. Con esiti strepitosi.

Chapeau!, come dicono i miei studenti.

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Jacques Henri Lartigue, "Fuborg" - 1929

Jacques Henri Lartigue, “Fuborg” – 1929

Stamane vado a scuola e, ancora una volta, torno a casa con la lezione del giorno.

Nel senso che ho ripassato un tema che nella corsa quotidiana rischiamo di perdere dalla vista del cuore.

Un mio studente quindicenne, ma con un tempo interno alquanto sviluppato, dopo aver sostenuto la mia interrogazione torna al proprio banco e mentre io sono già al successivo interrogato, tra sé e sé sorride, ma di un sorriso che odora felicità allo stato brado. E io che tutto quanto è “obliquo” annuso, entro in punta di piedi nella sua “bolla” per chiedergliene conto. Perché se, come dice il Poeta Trilussa, “la felicità è una piccola cosa“, sfiorarla è però raro.

E la sua risposta, nella meravigliosa apertura di chi sale la propria “collina”, è stata semplice e profondissima: “Prof, da adesso sono in vacanza!“, con un altro sorriso a proseguire quanto i suoi occhi stavano già intravedendo. Pregustandone la felicità. Quasi ape “su un bottone di rosa“…

Grazie, Faber.

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Dipinto di Banksy realizzato sulla Israeli West Bank barrier, 2005

Dipinto di Banksy realizzato sulla Israeli West Bank barrier, 2005

Un mio studente, non modello ma originale, non applicativo ma sensitivo, non eccellente nella ricerca di risultati, ma metodico cercatore di segni, mi ha regalato, per interposta persona, una risposta sorprendente. E i giorni di tali risposte, da chiunque esse giungano e in qualsivoglia forma, sono autentiche “epifanie”.

Alla domanda “cosa vorresti fare da grande” postagli da una collega, lui, quindici anni di occhi sgranati sul mondo e corpo dinoccolato per camminarlo, risponde: “Tre cose, il tatuatore, il prof di italiano, il ferroviere graffitaro“.

Va detto che il primo e il terzo “mestiere” da lui citati rientrano nel suo modus operandi, amando lui “segnare” il mondo che sperimenta. Ma la sorpresa sta nel “ritrovarmi” nel mezzo, quasi al calduccio, di tanta apparente rudezza.

Perché in quella posizione mediana “il prof di italiano” sembra quasi protetto da/tra due mestieri “forti”, parentesi estreme a difesa della delicata poesia di cui “il prof” si fa paladino.

E se apparentemente il mestiere “prof di italiano” sembra lontano anni luce dal mondo tattoos e Banksy, in realtà chi meglio di colui che “in-segna” prova a scalfire con “segni” chi incontra?

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premi nobel-2

Riflettiamoci tutti.

Che il Nobel per la Pace 2014 sia stato assegnato a chi giovanissima, Malala Yousafzai la ragazzina pakistana vittima di un attentato talebano nel 2009, e a chi da sempre, Kailash Satyarthi l’attivista indiano dei diritti dei bambini, si occupa di infanzia e diritto allo studio non è solo un buon segno. E’ innanzitutto un’indicazione di rotta per l’umanità.

Futuro c’è solo se i cuccioli d’uomo vengono preservati da violenze, sopraffazioni, sfruttamenti, schiavitù. Ma anche dall’impossibilità a crescere con libri e insegnanti e tempo per se stessi. Solo questi ingredienti permettono la costruzione di una persona critica, cioè in grado di scegliere.

E questo è il futuro, l’unico possibile, per l’umanità.

Ps: che in Italia non si facciano più figli e la scuola sia alla deriva non è invece un buon segno.

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abbecedario A

Voglio dimenticare tutte le parole politiche e demagogiche sulla scuola. Almeno per oggi, prima campanella dell’anno.

Voglio invece portare con me, nelle mie classi, quella gioiosa curiosità che aveva caratterizzato il mio primo incontro, a sei anni, con la scuola. E con quelle lettere che già allora mi affascinavano, pur non essendo ancora consapevole del valore di cui fossero portatrici. Dipendentemente però dal loro comporsi, diventando parole. Forma e contenuto in cammino. Con la possibilità di conoscere così mondi nuovi. Sguardo sul mondo, mano al pensiero.

Buon anno scolastico!

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recalcati

«Il sapere del maestro non è mai ciò che colma la mancanza quanto ciò che la preserva».

Da “L’ora di lezione” di Massimo Recalcati.

Ps: Questo è il mio autunnale consiglio di lettura per il Matteo nazionale, tutto preso dal far bella figura con la parola “scuola”. Una parola grande per tutti. Per i politici un po’ di più. Anche se a portata di mano, o di parola, per far bella figura.

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ritorno-a-scuola

Quaderni, libri, lavagne, matite, compiti, interrogazioni.

Si ritorna a scuola.

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rocco chinnici

Trent’anni fa, il 29 luglio 1983, fu ucciso dalla mafia il magistrato Rocco Chinnici. Considerato il padre del Pool antimafia, quello che compose chiamando a sé anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fu il primo magistrato a recarsi nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e dei pericoli della droga, perché «Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi» – diceva – «fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai».

In una delle sue ultime interviste Chinnici disse: «La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare».

Rocco Chinnici fu ucciso con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione, insieme a due componenti della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile Federico Stefano Li Sacchi. Ad azionare il detonatore che provocò l’esplosione fu il killer mafioso Antonino Madonia.

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Enzo-Jannacci-Franco-Califano

Nel volgere di poco si sono spente cinque voci che hanno fatto bella la nostra Italia, rendendoci orgogliosi di far parte di una tale terra.

Due di queste, Enzo Jannacci e Franco Califano, tra le più alte del cantautorato italiano. Testi come “Sfiorisci bel fiore” o “Minuetto” dovrebbero ormai entrare di diritto nei libri di testo scolastici. Che dire del resto delle “poesie” di  grandi come Faber o Gaber?

Le altre tre voci, bellissime, sono di tre signore del nostro teatro, Rossella Falk, Mariangela Melato, Anna Proclemer. Di loro mi piace pensare che sia ancora la scuola a ricordarle, non solo attraverso la loro superba recitazione ma anche per quanto hanno reso alta la figura della donna nel panorama italiano. E in tempi alquanto sterili pensarle come modello di fierezza e caparbietà per le giovani donne penso ci renda un po’ meno orfani della loro presenza.

proclemer,falk,melato

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