Scrittore mitteleuropeo Claudio Magris, che ha reso onore di continuità alla Trieste di Saba e Svevo e Joyce.
Capace di raccontare una grande visione europea in “Danubio”, così come il minimo universo della vita in “Microcosmi”. Sottesi in entrambi i valori universali. E nel mezzo, sul ponte come ci indica lui, “L’infinito viaggiare” che è l’esplorazione dell’esistenza:
“Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizi nei confronti di chi vive sull’altra sponda. Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da una riva all’altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo.”
Auguri quindi ai suoi ottant’anni. E alla sua scrittura cristallina, nonché a quella profonda e preveggente capacità di raccontare ogni luogo geografico come luogo essenzialmente umano. Perché, sono parole sue, “è soprattutto nel dialogo, nell’uscire da se stessi e nell’incontrare l’altro, che consiste il senso dell’esistenza.”