“Racconto d’autunno” di Eric Rohmer (1998)
E’ un film che ti fa amare l’autunno. Prepotentemente.
Attraverso la bellezza sfolgorante di una vigna “spettinata”, la naturalezza antica di dialoghi abitati da silenzi, la danza morbida del destino tra istinto e saggezza dei protagonisti.
Nella valle del Rodano la viticultrice Magalì, vedova con due figli grandi, si trova al centro di una duplice e affettuosa macchinazione messa in atto dall’amica libraia Isabelle e da Rosine, la ragazza di suo figlio, che vogliono trovarle un marito.
È un Rohmer in stato di grazia, nel più solare dei suoi “Racconti delle quattro stagioni”. Il regista si sofferma con intensità sulla posa di un corpo, su un sorriso dello sguardo. E poi c’è la metafora dell’incontro amoroso, attraverso la raccolta e la fermentazione del vino.
I sapienti tagli sulla luce autunnale e i suoni in presa diretta per cogliere i rumori tra le viti colpiscono in modo diretto i sensi di chi guarda, così come la trama sapientemente intessuta tra caso e destino muove riflessioni sui fili che si intrecciano nelle relazioni.
E’ proprio un film che ti fa amare l’autunno. Con la forza del vento che spettina i capelli a Magalì.
Ps: Chi ha curiosità di quel vento, questa sera alle ore 23.30 su La7D.