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Posts Tagged ‘rapimento Aldo Moro’

“Aldo Moro. Memoria, politica, democrazia” è il titolo della mostra fotografica aperta fino al 31 maggio all’Università degli Studi di Roma, a quarantuno anni dal ritrovamento del corpo dell’onorevole Moro in via Caetani, assassinato dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia.

Le immagini del fotoreporter Carlo Riccardi sono il tentativo di raccontare la vita politica del Presidente della Democrazia Cristiana, oltre il dramma che ne ha segnato la vita, insieme a quella dell’Italia.

Il giornalista Giovanni Currado, che ha curato il progetto iconografico, ha infatti ricordato che “nel 1978 sono bastate due Polaroid a cancellare la vita di un personaggio non di secondo piano, come Aldo Moro, il quale, con l’aiuto dei media, ha subìto così un secondo omicidio. Poter visionare centinaia di fotografie che ritraggono Moro nel corso del suo impegno politico ha fatto crescere la consapevolezza che la riscoperta di Aldo Moro, ovvero la riscoperta della sua vitalità, attraverso le immagini che lo vedono combattivo e sorridente, concentrato o impacciato, possa servire per ricordare l’uomo e non la vittima, per ricordare quello che era riuscito ad ottenere, mostrando alle future classi dirigenti che la soluzione a molti dei problemi passa dal semplice confronto e dal dialogo con l’avversario politico.

Che lontananza oggi da tali intenti. E talenti.

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moro

16 marzo 1978, ore 9.00. In Via Mario Fani a Roma un commando delle Brigate Rosse, dopo aver ucciso cinque guardie del corpo, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, sequestra il Presidente della Dc, Aldo Moro.

Da quel momento comincia l’Affaire Moro. Che non si conclude il 9 maggio con il drammatico ritrovamento di Via Caetani, ma dura ancora oggi come tanti altri episodi tragici ed oscuri della nostra storia repubblicana.

A tal proposito è di questi giorni l’ultima rivelazione di Salvatore Riina dal carcere intorno al caso Borsellino: sarebbe stato lo stesso giudice ad azionare il detonatore suonando il citofono dell’abitazione della madre. Agghiacciante. L’idea che possa essere accaduto. Ma anche la voglia di farlo ora sapere attraverso una chiacchierata con un altro detenuto. Quasi che certi occulti “poteri” non terminino mai, pur dietro le sbarre di un carcere. Anche se a regime duro.

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