Appare senza età Roberto Benigni, il nostro folletto nazionale capace di suscitare riso, commozione, riflessione. Secondo l’abito indossato.
Una comicità dissacrante la sua, che usa in maniera sapiente il linguaggio del corpo insieme ad un talento che sa cogliere i diversi registri umani. Così è “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino”, “Il mostro”, ma anche “Pinocchio”, sia figlio che padre. Per non parlare della surreale coppia in viaggio nel tempo in “Non ci resta che piangere”, in cui la magica complementarietà con Massimo Troisi diventa un cult in numerosi sketch del film, quasi novelli Totò e Peppino in un mondo rinascimentale.
Ma è ne “La vita è bella”, tre Premi Oscar, che Benigni compie il miracolo, pescando in sé la vena malinconica e struggente sottesa alla battuta mordace. Raccontare l’orrore della Shoah ad un bambino attraverso lo strumento del gioco fiabesco sembrava una sfida azzardata, eppure vinta tra lacrime e sorriso.
Non si può però dimenticare la capacità affabulatoria e recitativa di Roberto Benigni, sommo attore per il Sommo Poeta. Le sue “lezioni” su Dante hanno avvicinato alla Commedia anche chi faticava a leggerla. Insieme al suo racconto appassionato intorno alla nostra Costituzione, “La più bella” la definì, e i Dieci Comandamenti, quasi un memorandum dell’agire etico di ogni uomo.
E in ogni campo sempre con quella scanzonata leggerezza, che è poi profonda riflessione sulla natura intrinseca dell’umano. Tenendo presente, come ci ricorda lui, di essere felici, “e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non scordatevi della felicità”.
Quindi auguri di felicità a te Roberto, e buon Settantesimo!