Ho rivisto da poco il film francese “Bonne pomme”, apparentemente una delicata commedia d’oltralpe, di quelle leggere o poco più.
In effetti tutto, e in modo profondo, si gioca nell’espressione del titolo, “Bonne pomme”, la “buona mela” da mangiare, ossia il “buon uomo”, inteso come “semplicione”, “babbeo”, il Calandrino boccaccesco di cui approfittare.
Senonché il dipanarsi, neppure troppo astruso della vicenda, fa sì che lo spettatore colga nel protagonista Gerard l’essere in realtà un “uomo buono”. Non solo da cercare quando cambia dimora, perché utile (in officina con i clienti piuttosto che a casa per la sua squisita pasta gratinata), ma anche da seguire nei suoi sogni romantici di fuga.
Il plus è però dato dalla superba prova attoriale di Depardieu e Deneuve, il meccanico e la locandiera, naturali e lievi. Insieme però esplosivi, fin dai tempi di “L’ultimo metrò”, arrivando al più recente “Potiche”. E l’ammiccare tra loro complice, seppur âgé, evidenzia un’intesa persino più seduttiva rispetto alla passione fisica dei corpi più giovani.
E ciò non può che far riflettere sul percorso, sempre in potenza, di tutti noi.