E così Ermal Meta e Fabrizio Moro da quasi esclusi sono stati decretati vincitori del Festival di Sanremo 2018. Con una canzone, “Non mi avete fatto niente”, sul terrorismo, nei suoi effetti devastanti ma non definitivi, raccontati in versi anche dirompenti: “Braccia senza mani / Facce senza nomi / Scambiamoci la pelle / In fondo siamo umani”.
L’attualità ha occupato la scena anche in “Stiamo tutti bene” di Mirkoeilcane, Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo, viaggio di migranza per mare dal punto di vista di un bambino: “Mi guardo intorno e neanche a dirlo vedo sempre e solo onde, dopo onde, ancora onde, / Allora onde evitare di addormentarmi come gli altri e esser buttato in mare / Mi unisco al coro della barca e inizio a piangere e gridare”.
Quel bambino lo senti poi adulto e sfinito, straniero ed escluso, nel testo di Bernard-Marie Koltès “La notte prima della foresta”, interpretato magistralmente da un Pierfrancesco Favino in stato di grazia.
A guardare il fondo profondo della realtà si rischia di annegare, anche se solo in musica. E allora non si può che approvare il secondo posto de “Lo Stato Sociale”, Premio Sala Stampa “Lucio Dalla”. Perché c’è necessità, a respiri alterni, di alleggerirsi, volare e ballare, come se fosse appunto “Una vita in vacanza”: “Per un mondo diverso / Libertà e tempo perso”.