
Per un cestino di ciliegie (e forse anche meno…) potrei commettere peccato. Veniale, s’intende. Però commesso con convinzione. Penso che il peccato stia proprio lì, nella convinzione di commetterlo.
Forse tutto nasce con “Cappuccetto Rosso”, la mia fiaba preferita. E in quel cestino che Cappuccetto Rosso porta con sé, facendolo dondolare felice con tanti trallallero mentre attraversa il bosco. Quel cestino è godimento pieno, focaccia e vino nell’originale, ma poi ogni genitore nel racconto fa suo quel cestino riempiendolo di leccornìe. In quello preparato per me c’erano le ciliegie, tante e rosse, forse per riprendere il fil, rouge appunto, con la protagonista.
In quel cestino di ciliegie che passeggia per il bosco per mano ad una bambina allegra mentre raccoglie fiori e mangia ciliegie in una bella giornata ritardando così l’arrivo dalla nonna, ebbene penso proprio stia lì parte del nucleo del mio senso di felicità.
E forse anche l’origine del mio senso di peccato legato alle ciliegie.
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