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Posts Tagged ‘Pavese’

Nei giorni del Salone non si può non omaggiare quello “struzzo” che tutto digerisce, uno struzzo che da stemma cinquecentesco è divenuto, grazie alla scommessa editoriale di Giulio Einaudi, simbolo di una delle più alte imprese culturali del Novecento, a cui associamo nomi della caratura di Pavese, Vittorini, Ginzburg, Calvino e molti altri.

La Città di Torino e la Regione Piemonte ricordano il centenario della nascita di Giulio Einaudi anche con una mostra en plein air,  “Giulio Einaudi e il suo mondo”,  allestita sotto i portici di via Po, composta da 46 banner realizzati con fotografie d’epoca relative alla figura di Giulio Einaudi e ai protagonisti del suo tempo.

L’amore di Giulio Einaudi per il libro lo si può respirare dalle sue stesse parole: “Il libro, sia esso romanzo, saggio o poesia, deve coinvolgere al massimo l’intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro, di una scultura o monumento, quel testo ti arricchisce non solo nell’immediato ma ti muta nell’essenza.

Quella sensazione di sentirsi spostati, dopo una lettura di valore, di qualche centimetro. Con l’essenza mutata.

Grazie Giulio.

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Estratto di conversazione, Consiglio di Classe (quarta liceo scientifico), anno 2012.

– Professore di Lettere (con tono dispiaciuto): “E’ un peccato che questi studenti non abbiano mai letto “Pinocchio”, anche perché diversi personaggi metaforici hanno lì la loro ‘culla’ “.

– Genitore di studente (con tono stizzito): “Non so perché vuole che leggano “Pinocchio”, che è anche un libro spesso [sob!]. Non era meglio che leggessero già in preparazione alla classe quinta del prossimo anno “Il piacere” di D’Annunzio o Pavese?“.

– Professore di fisica (con tono divertito e orgoglioso): “Ah, nemmeno io ho letto “Pinocchio”! [sob!]”.

Le considerazioni in merito sarebbero numerose, ma io mi limito a tre.

1) Sarebbe sempre auspicabile il rispetto del lavoro altrui, specie se tale lavoro non è quello abitualmente svolto, perché le coordinate sottese a qualsiasi scelta lavorativa non sono mai, si spera, casuali. Per un chirurgo, per esempio, usare un ferro al posto o prima di un altro non penso sia una scelta randomizzata.

2) I “gusti” sulle letture rimangono sempre personali e l’orizzonte a loro intorno è talmente esteso e in movimento che si può pensare di coglierne solo una parte e, se si è particolarmente fortunati, il suo “raggio verde”.

3) Ogni scelta intorno ai libri, anche a scuola, resta quindi opinabile per sua stessa definizione. Ciò non toglie che i libri non siano assegnati a random ma, per quanto mi riguarda, pensati intorno ad un percorso deciso ad inizio anno scolastico in base al gruppo classe. Su tale percorso lascio poi cadere le “briciole di Pollicino”, illudendomi e sperando che alcuni “cibi” li si senta così “appetitosi” da poterli poi cercare in base ai propri tempi, gusti e sensibilità. E talvolta accade. Altro sono i “fondamentali” quali D’Annunzio o Pavese che vanno “accompagnati” e contestualizzati. Spesso leggere certi autori prima di Leopardi risulta comunque poco utile. Come non aver letto “Pinocchio” una prima volta da piccoli. E’ questione di tempi. Rispettarli fa la differenza. Come i turni di conversazione.

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La cinquina dei finalisti Strega 2011

Il più importante premio italiano di narrativa nasce nel 1947 nel salotto letterario di Goffredo e Maria Bellonci, dove si riunivano gli “Amici della Domenica”, gli addetti ai lavori che votavano i libri finalisti, come succede ancora oggi. Il Premio fu sponsorizzato fin dagli inizi dall’industriale Guido Alberti, amico dei coniugi  Bellonci e proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, di cui il Premio porta il nome.

Primo vincitore fu Ennio Flaiano con “Tempo di uccidere”, l’ultimo, lo scorso anno, Antonio Pennacchi con “Canale Mussolini”. Tra i vincitori ci furono Pavese  con “La bella estate”, Soldati con “Lettere da Capri”, Morante con “L’isola di Arturo”, Tomasi di Lampedusa con “Il gattopardo”, Cassola con “La ragazza di Bube”, Primo Levi con “La chiave a stella”, Eco con “Il nome della rosa”, solo per citarne alcuni.

Il Premio viene assegnato ad uno dei cinque finalisti il primo giovedì di luglio nel suggestivo contesto del Ninfeo di Villa Giulia a Roma. Al vincitore un assegno simbolico di cinquemila euro e una bottiglia di Liquore Strega. Ma il vero premio è la potente spinta alle vendite per il prestigio che lo Strega conferisce al libro vincitore. Come recitava lo slogan pubblicitario del liquore “giallo”, “il primo sorso affascina, il secondo strega”.

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