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Posts Tagged ‘paura’

Siamo stressati. È indubitabile. Propriamente nel senso di “stretti”, ma anche “angosciati”.

“Stretti” nelle sacrosante ma pesanti maglie sociali limitative dettate da una pandemia che si è ormai appropriata di una quota importante del nostro tempo, ormai quasi due anni. E “angosciati” per un “tempo orizzonte” di ristretta misura, con le carte di  navigazione buttate a mare, dati gli inevitabili e continui aggiustamenti di rotta.

Quindi la “paura” dell’ignoto dello scorso anno pre-vaccinale, che ci permetteva di guardare solo al passo/metro successivo, ha lasciato il posto ad un’ansia diffusa nei confronti di un Tempo Covid indubitabilmente più gestibile, ma anche più allungato. Comprendendo infine, obtorto collo, che la “convivenza” con il virus assume il suo significato letterale di “vivere con”. Da cui “ansia”, nel dover tenere tutto sotto controllo (che per l’uomo è già una bella fola in tempo di pace…), e “fatica”, sentendo un “peso” che pare non alleggerirsi mai.

Quasi nuovi Sisifo. Costretti, per la nostra tracotante sfrontatezza, a spostare di continuo massi, per poi ricominciare. Scaltri, ma infine derelitti.

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Dario Argento, il Maestro dell’horror/giallo/thriller nostrano, definito “Hitchcock italiano”, compie ottant’anni. Ottanta di paura.

La paura è la sua compagna, di viaggio, di lavoro, di incubo. Da quando, ragazzino, vede “Il fantasma dell’opera”, che rivisiterà poi in un suo film. Ma comincia da critico su “Paese Sera” e da sceneggiatore con il Gotha del cinema italiano: con Bernardo Bertolucci collabora infatti alla scrittura di “C’era una volta il West” di Sergio Leone.

Il suo cinema però lo attende nel 1970 con la regia de “L’uccello dalle piume di cristallo” (musica di Ennio Morricone), il primo della cosiddetta trilogia degli animali, seguito da “Il gatto a nove code” e “Quattro mosche di velluto grigio”.

E poi il successo di “Profondo rosso”. Con la musica dei Goblin ad aumentare la tensione narrativa. Proprio la musica, insieme all’ossessione per i dettagli e ad un uso attento della fotografia gli permettono di ottenere particolari effetti scenici e una suspence continua. Seguono pellicole i cui titoli, da “Suspiria” a “Tenebre” a “Inferno”, già raccontano la paura. E quella ricerca intorno agli incubi di ciascuno.

Premio Speciale alla carriera ai David di Donatello nel 2019, Dario Argento sarà celebrato il prossimo anno con una mostra alla Mole Antonelliana a Torino. Intanto auguri al Maestro del brivido, già al lavoro per il suo prossimo film, “Occhiali neri”.

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pesce Fra Juracka

Eccoli i miei amati pesciolini.

Si mostrano appena. Fendono l’acqua un po’ disorientati, col timore a respirare tra le branchie. In stato di allerta.

Anche loro spaventati da quanto accade in superficie.

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Lo sbobinarsi del fil rouge folle e terrorista continua spietato sulla carta geografica.

Beirut, Parigi, Bamako. All’ombra del cedro, delle luci, dell’origine dell’uomo.

E se il Mali ci appare lontano, anche in virtù della sua Timbuktu, mai come oggi ci sentiamo Villaggio Globale.

Disorientato per un incomprensibile Male.

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parigi1

Parigi come Beirut. In guerra.

Paura per strada. Libertà sospesa.

Applicazione del piano Alfa. Per una sicurezza totale.

Avvistamento della lettera Omega. Per l’umanità intera.

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lo squalo

Il 20 giugno 1975, cioè 40 anni fa e qualche manciata di giorni, usciva il film “Lo squalo”, regia di Spielberg.

Tre premi Oscar e un successo mondiale, tale che qualsiasi triangolo nero sulla superficie del mare rievoca quella musica ossessiva, data dall’alternanza delle due note, forse il battito cardiaco dell’animale in avvicinamento.

Maestro fu Melville con la sua Balena Bianca. E quella capacità di suscitare nell’uomo la paura quando nell’elemento suo non è.

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boston

La linea di fine maratona è lì a pochi metri. Un’esplosione, due. Fumo, fiamme, caos, morte.

La maratona è una corsa lunga e faticosa. Attentare sul finale di una tale corsa è doppiamente vigliacco.

Ma le ragioni di chi fa morte nell’ombra sono tali. Sempre.

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Primavera non bussa, lei entra sicura,

come il fumo lei penetra in ogni fessura;

ha le labbra di carne, i capelli di grano.

Che paura, che voglia che ti prenda per mano;

che paura, che voglia che ti porti lontano.

Fabrizio De André, da “Un chimico”.

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