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Posts Tagged ‘Partito Comunista’

Ricorre in questi giorni il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, tuttavia la sua lungimiranza sociale e politica, come la sua onestà intellettuale e morale, continua ad essere attuale, seppur sempre meno frequentata.

La famosa intervista del 28 luglio 1981 sulla “questione morale”, realizzata da Eugenio Scalfari per “La Repubblica”, resta monito e bussola, specie in periodo elettorale.

Affermava Berlinguer: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.”

E ancora: “La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano.”

E la “questione morale” continua, a quarant’anni di distanza, ad essere il centro del problema italiano.

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modotti

Chiusa da poco una mostra fotografica, quella su “Tina Modotti – Retrospettiva ” allestita a Torino in Palazzo Madama, intorno alla figura di una delle fotografe più celebri al mondo, vissuta nella prima metà del Novecento. Una mostra fotografica particolare.

O meglio, una mostra che in me ha suscitato sensazioni diverse da quelle che mi aspetto da una ricezione di fotografie.

Solitamente sono gli occhi ad essere sollecitati, compiaciuti, sorpresi, goduti dalla visione di fotografie d’arte. Invece qui è stato il cuore a sorprendersi, per la vicenda biografica, breve e convulsa, di Tina Modotti, e per le azioni/reazioni di questa donna agli accadimenti del destino.

Per esempio quel suo posare nuda e malinconica su una terrazza assolata ripresa con mano non solo artistica ma soprattutto affettuosa dal suo amante-maestro il fotografo Edward Weston, poco tempo dopo aver perso tragicamente per vaiolo il giovane marito, il pittore Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey.

O ancora quel suo ritrarre la bellezza luminosa di Julio Antonio Mella, uno dei fondatori del Partito Comunista Cubano, che la chiamava “Tinissima”, raccontando in quel superlativo tutto il suo amore per lei. E lei che, coraggiosissima, lo ritrae sul letto di morte, lo stesso viso bello di sempre, dopo aver subìto un attentato per strada, proprio mentre con lei passeggiava.

E che dire dell’insistenza poetica del suo sguardo sulle mani, di lavoratori in particolare, per testimoniare così anche il suo impegno politico col movimento comunista?

Faccio mio il termine che per lei ha usato lo scrittore Pino Cacucci, hermosura, che non è unicamente “bellezza”, ma fascino, sensualità, grazia, in riferimento non solo al fisico ma propriamente allo stato d’animo.

E che a distanza di quasi un secolo la hermosura di Tina Modotti continui ad arrivare al cuore mi fa pensare a certe schegge di immortalità che ci compongono. “Perchè non muore il fuoco“, come nell’ultimo saluto a lei scrisse Pablo Neruda.

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