
Era uno dei miei registi preferiti. Perché Ermanno Olmi era anzitutto un poeta.
Sempre visionario, sempre profondo. E con una luce speciale. Nel suo cinema, perché tale era nel suo sguardo.
Con il mondo contadino a segnare con costanza e devozione il suo poetico passo. A partire da quel capolavoro che fu “L’albero degli zoccoli”, Palma d’oro a Cannes nel 1978. Ma presente comunque. Nelle amicizie, Mario Rigoni Stern fu suo vicino di casa e di cuore, come nelle scelte poetiche. L’ultimo suo film, “Torneranno i prati”, è stato girato sull’Altopiano di Asiago, raccontando le trincee innevate della prima guerra mondiale.
Nel 2010 Olmi sosteneva: “Io credo che ci salveranno i contadini non solo con il loro lavoro, ma anche perché risveglieranno dentro di noi, che facciamo altri mestieri utili, quella civiltà contadina di cui tutti siamo figli. L’economia del mondo deve tornare a essere ecologia e la sapienza contadina deve riconquistare la sua attualità. Basta con la narcosi di questa società dell’immagine. Oggi, coltivare la terra con una nuova consapevolezza, del reale valore, potrebbe essere il migliore dei progetti per riconquistare un nuovo Giardino di Eden.”
Quel Giardino offerto ora, Maestro, al tuo luminoso sguardo.
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